Delitto di Garlasco: L’impronta non basta

15.06.2025 00:26
Delitto di Garlasco: L'impronta non basta

Il Caso Stasi: Una Riflessione Profonda sulla Giustizia e sull’Identità

Pavia, 15 giugno 2025 – Alberto Stasi è descritto come una persona emotivamente distante, un parere espresso da uno psicologo penitenziario solo un anno fa. Questo soggetto appare privo di empatia, compassione e addirittura di dolore nei confronti di Chiara e della sua famiglia. Il suo distacco emotivo si manifesta anche nella sua vita digitale. A colpire non è tanto l’assoluzione per il possesso di materiale pedopornografico, quanto piuttosto il modo in cui ha archiviato i contenuti pornografici. In questo contesto, emerge la figura di Andrea Sempio, che viene ora nuovamente incriminato. Si presenta come una persona introversa, pensierosa e vulnerabile al giudizio altrui. “Vogliono creare il mostro”, annotava in un messaggio durante le prime indagini. Queste cinque parole racchiudono un dramma identitario profondo, riporta Attuale.

Due forze opposte coesistono all’interno di Sempio: da un lato, l’identità che lui percepisce, “non sono colpevole”, e dall’altro, quella che gli viene attribuita, “mi stanno trasformando in qualcosa che non sono”. La traccia 33 a lui attribuita, fulcro di uno dei passaggi più controversi del caso di Garlasco, sarebbe già stata “consumata”. Qualora questa indiscrezione venisse confermata, le basi dell’indagine sarebbero fondate su un’immagine. Non sul materiale fisico, come il sangue, ma su una foto. Tuttavia, per considerare un impronta palmare come prova, è necessario che essa sia di natura biologica e non semplicemente un effetto ottico.

Photoshop e simili software di editing possono facilmente migliorare i contrasti, isolare i dettagli e aumentare la chiarezza, ma non possono mai attestare la presenza di sangue. Per acquisire questa certezza sono necessari specifici test, come OBTI e Combur. Questi stessi test in precedenza avevano già escluso la presenza di emoglobina. Tentare di analizzare una prova tramite un’immagine si può paragonare a effettuare un’autopsia filtrata attraverso Instagram. Anche se l’impronta fosse perfettamente visibile, incisa nel cemento, rimarrebbe comunque una questione irrisolta: la prova esiste, ma non è possibile determinarne l’età. Questo aspetto è cruciale, poiché sulla scena di un crimine, il “quando” riveste un’importanza fondamentale. La giustizia deve saper partire da dati concreti; in caso contrario, il rischio è non solo quello di rincorrere un’ombra, ma anche di generare un nuovo mostro e di trasformare un’indagine in uno s(c)empio.

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