Elezioni europee 8-9 giugno 2024: scatta l’allarme astensionismo

04.06.2024
Elezioni europee 8-9 giugno 2024: scatta l'allarme astensionismo
Elezioni europee 8-9 giugno 2024: scatta l'allarme astensionismo

L’affluenza potrebbe non arrivare al 50 per cento. Occhi puntati soprattutto sulle regioni meridionali. Ci sono segnali “inquietanti” sul fronte della partecipazione popolare al voto

Potrebbe essere più alto del previsto l’astensionismo alle elezioni europee (e in molti comuni anche amministrative) dell’8-9 giugno. Alle precedenti consultazioni “continentali” l’affluenza si era fermata al 54 per cento. Ora il timore di alcuni sondaggisti è un tracollo. Nel 1979, prima volta delle urne europee, l’affluenza fu dell’85 per cento. Un’altra Italia. Ora siamo di fronte a  una campagna elettorale non particolarmente accesa, “l’emotività è poca e manca un’idea bandiera attorno alla quale si crea dibattito – ragiona su Repubblica Antonio Noto, direttore di Noto sondaggi – Per questo è indubbio che le probabilità di andare sotto al 50 siano molte”.

Ci sono segnali inquietanti, un misto di disillusione, disinteresse e disconnessione con le tematiche europee e sul significato del voto. L’ultimo e senz’altro più evidente arriva dai fuori sede: su più di 500mila studenti che vivono fuori, solo 23 mila hanno fatto richiesta per votare in un altro seggio, possibilità offerta dal “decreto elezioni” di marzo. Occhi puntati soprattutto sulle regioni meridionali. Nel 2019 la differenza di affluenza tra le regioni del Centro Nord e quelle del Centro Sud fu di 17 punti, stavolta, complice anche il clima quasi estivo nel weekend nel Mezzogiorno, i seggi potrebbero risultare ancora meno frequentati del previsto e la forbice si potrebbe allargare.

L’affluenza alle elezioni europee

Quando 45 anni fa i membri dell’Eurocamera furono eletti per la prima volta (prima venivano designati dai parlamenti nazionali e non direttamente scelti dai cittadini), quasi il 62% degli aventi diritto di voto negli allora otto Stati membri decisero di recarsi alle urne. In Italia andò a votare ben l’85,65% della popolazione, in Germania quasi il 66 e nel Regno Unito, dove lo spirito europeista non è mai stato particolarmente forte, come ha dimostrato poi l’esito della Brexit, appena il 32,5%.

Poi la tendenza dell’affluenza è stata in quasi perenne declino fino a toccare il minimo storico nel 2014. Le cause di un fenomeno così complesso sono molteplici, ma una delle più frequentemente citate è che l’Ue rimanga ancora troppo distante e incomprensibile per una fetta decisamente ampia della popolazione, tanto più larga quanto più è basso il suo status socio-economico. Nonostante l’Unione europea sia entrata in maniera più ingombrante nel dibattito pubblico negli ultimi anni (complici la pandemia da Covid-19 e, soprattutto, la crisi ucraina), è improbabile che ci sia un balzo in alto dell’affluenza tra pochi giorni, almeno in Italia.

Il problema principale

Come sottolineava qualche mese fa il sito Politico, uno dei problemi principali che affliggono le elezioni europee è il fatto che queste elezioni non sono “europee” nel pieno senso del termine. In realtà, si tratta di 27 competizioni distinte che avvengono su base nazionale: i cittadini italiani votano per candidati italiani, i quali incentrano la loro campagna elettorale prevalentemente su questioni di politica interna. Insomma, mancano sia una legge elettorale comune che armonizzi la pratica del voto tra tutti gli Stati membri, sia un vero respiro europeo delle tematiche attorno a cui s’incentra il dibattito politico. 

La questione relativa al primo punto è prettamente tecnica, e dipende dal fatto che il Consiglio (nonostante le pressioni degli eurodeputati) non ha ancora uniformato le modalità delle elezioni tra i Ventisette: ad esempio, introducendo regole comuni riguardo alla data del voto, alle soglie di sbarramento, all’età dell’elettorato attivo e passivo, alla definizione delle liste eccetera. Quanto al secondo punto, che ovviamente dipende strettamente dal primo, il discorso è più politico. Il fatto che le campagne elettorali si concentrino su temi perlopiù domestici deriva dal fatto che il voto degli europei non avviene a livello transnazionale: se ci fosse un’unica circoscrizione pan-europea, sostengono voci come quella dell’eurodeputato liberale Sandro Gozi, a Strasburgo verrebbero eletti parlamentari realmente europei e le campagne elettorali sarebbero costruite su tematiche che interessano l’intero continente.

L’ultima volta che si è votato per il parlamento europeo, cinque anni fa, in Belgio (dove il voto è obbligatorio) sono andati alle urne quasi nove elettori su dieci (88,47%), mentre in Slovacchia appena uno su cinque (22,74%). L’Italia si è posizionata poco sopra la media Ue (che è 50,66%) con un’affluenza del 54,5%: meno della Germania (61,38%) e della Spagna (60,73%), ma più della Francia (50,12%) e dei Paesi Bassi (41,93%). 

Più che i numeri va però considerato il “percorso” dei vari elettorati nazionali: per quanto l’affluenza nei membri centro-orientali sia decisamente sotto la media Ue, questi stessi Paesi sono quelli in cui la partecipazione tra i cittadini è cresciuta di più. Negli Stati occidentali e nordici, invece, si registrano incrementi molto minori dell’affluenza perché questa era già a livelli più alti – o addirittura crolli verticali, come nel caso italiano, dove si è passati dal quasi 72% del 2004 al 54,50% del 2019. Infine, l’aumento più consistente della partecipazione (in tutta l’Unione) è stato osservato nella fascia dei più giovani (15-24 anni), anche se in termini assoluti il gruppo demografico che tende a votare più frequentemente è quello degli over 55. Tra una settimana, a urne chiuse, capiremo chi si sarà recato ai seggi per incidere sull’Europa di domani.

Gli orari dei seggi sabato e domenica

Sabato 8 e domenica 9 giugno si voterà, quindi, per rinnovare il Parlamento europeo. Il formato è quello dell’election day: negli stessi giorni, infatti, si terranno anche le elezioni amministrative che coinvolgeranno in tutto 3.715 comuni, di cui 23 capoluoghi di provincia e 6 di regione. Urne aperte anche per le elezioni in Piemonte, dove si voterà per eleggere il presidente e il consiglio regionale. In tutto i cittadini chiamati a esprimersi per le elezioni europee sono 51,7 milioni, un terzo dei quali voterà anche per le comunali.

Le elezioni si svolgeranno in due giorni. Le date sono quelle di sabato 8 e domenica 9 giugno. Il primo giorno le urne saranno aperte dalle 15 alle 23, mentre il secondo sarà possibile recarsi ai seggi dalle 7 fino alle 23. Per le Europee le operazioni di scrutinio inizieranno dopo l’orario di chiusura dei seggi (ore 23 di domenica), mentre per le amministrative si partirà alle 14 del giorno successivo (lunedì 10 giugno).

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