G7 Clima a Venaria, Pichetto: “Puntiamo sul nucleare ma senza referendum”

16.04.2024
G7 Clima a Venaria, Pichetto: “Puntiamo sul nucleare ma senza referendum”
G7 Clima a Venaria, Pichetto: “Puntiamo sul nucleare ma senza referendum”

E per le scorie radioattive spuntano due soluzioni: deposito geologico o canone di locazione per molti anni a un altro Paese

«Il G7 Clima, Energia e Ambiente sarà un ponte tra la Cop28 di Dubai e la Cop29. La sfida è di rendere pratici e concreti gli obiettivi della Cop28». Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha presentato l’appuntamento del 28, 29 e 30 aprile a Venaria. «In continuità con gli impegni assunti in ambito G7 e G20, la Presidenza italiana – evidenzia il ministro – consoliderà le iniziative già in corso e si concentrerà su azioni mirate e congiunte, orientate alla concretezza». Sul tavolo, tre macro temi: fonti energetichepolitiche di adattamento e supporto nei confronti dei Paesi più vulnerabili.

Sarà il primo appuntamento dopo la Cop 28 ma anche il primo G7 italiano in cui energia e ambiente sono uniti sotto lo stesso Ministero. Per questo il ministro ha «grandi aspettative» e aspetta i frutte del lavoro congiunto tra «i nostri gruppi di lavoro e le rappresentanze degli altri Stati del G7». Ma oltre ai 7, parteciperà la delegazione emiratina che ha ospitato la Cop28, insieme all’Azerbaijan, alla guida della prossima Cop29. Tanti temi e tanti interlocutori, ma il ministro sottolinea l’importanza di questi temi soprattutto per l’Italia, «che soffre più di altri Paesi l’innalzamento della temperatura marina e le conseguenze della dispersione in mare di materie di consumo civile».

“Puntiamo sul nucleare”

Tra i temi trattati, i biocarburanti, «uno dei temi verranno trattati, su cui ci confronteremo durante la settimana precedente al G7» e il nucleare, «su cui dobbiamo fare delle valutazioni e su cui puntiamo», spiega il ministro. Si esclude però la possibilità di un nuovo referendum, uno strumento che in Italia è «abrogativo e non è questo il nostro proposito» In più «i referendum che ci sono stati parlavano di un altro tipo di nucleare, un altro prodotto rispetto a quello attuale». Ciò che è certo è che il tema verrà trattato. «Bisogna poi vedere quale sarà l’accordo per il comunicato finale – spiega il ministro – Parleremo di fusione e parleremo di fissione: il tema ci sarà».

Sulla fusione, «l’Italia ha la massima attenzione e ha la massima collaborazione sul fronte della fusione con molti altri Paesi del mondo». Altrettanto, sulla fissione «abbiamo l’Enea impegnata in ricerca e sperimentazione, con vari partner, sul fronte dei cosiddetti piccoli reattori». E sottolinea: «Intendiamo procedere in questa direzione come da mandato del Parlamento italiano. Il mandato è di andare avanti con ricerca e sperimentazione».

E il deposito dei rifiuti radioattivi? «È nostro dovere dare una soluzione a questo problema – ribadisce il ministro –. Potremmo realizzare un deposito geologico, ma potremmo anche pagare un canone di locazione per molti anni a un altro Paese». Ma siccome produciamo rifiuti ogni giorno «che sono stoccati in una 30ina di siti, dobbiamo dare una risposta rispetto a un deposito a media e basse intensità. Si tratta di avere, invece di siti provvisori, un sito definitivo».

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Le altre fonti: carbone e gas

Mentre sul carbone, il ministro sta cercando di chiudere le porte al più presto. «L’Italia è pronta a chiudere prestissimo con il carbone almeno per la parte continentale: l’obiettivo è il 2025 ma potrebbe anche essere prima, esclusa la Sardegna».

Dal punto di vista del gas, «oggi l’Italia è indipendente da quello russo, sostituito da altri fornitori». Non c’è preoccupazione sulla quantità disponibile, anche perché «il gas c’è e ci sarà un altro rigassificatore», ma il ministro non esclude «criticità sulle rotte del gas – scaturite dopo la crisi del mar Rosso – che potrebbero alzare il prezzo del mercato complessivo». Il ministro non si dice preoccupato per la situazione attuale («sul fronte prezzi si sono determinati nuovi equilibri») ma per il futuro «il quadro internazionale ci porta ad avere molta cautela».

Interpellato sulle case green, il ministro motiva il no dell’Italia «avevamo chiesto un percorso di impegno finanziario che accompagnasse il sistema, che non c’è».

Economia circolare, materie prime e Paesi vulnerabili

Sul tavolo la necessità di trovare materie prime, un concetto «a cui è collegata l’economia circolare con un focus particolare sull’Africa», spiega il ministro, ricollegandosi al piano Mattei italiano: «È un impegno comune nell’accompagnamento dei Paesi più vulnerabili verso uno sviluppo». Secondo il ministro «solo così si possono riequilibrare le condizioni di elevata diversità».

Fonte: LaStampa

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