Il grande bluff del gioco d’azzardo legale. Finora considerato un toccasana per le casse dello Stato da tutti i governi, con menzione speciale per quello attuale, è in realtà una pianta infestante. Costa in termini sanitari e sociali, come segnalato anche dalla Corte dei Conti al Parlamento, più di quanto contribuisce alle finanze e smuove miliardi: nel 2024 il totale del giocato è stato di oltre 157 miliardi (di questi 82 derivano dal gioco online), 6,5% in più rispetto al 2023, «con una sostanziale stabilizzazione del gioco fisico che è in attesa della riforma di settore e un aumento del gioco online che la riforma l’ha già avuta, godendo dei conseguenti benefici», hanno evidenziato in una nota i deputati democratici Stefano Vaccari e Virginio Merola.
I 157 miliardi sono una cifra monstre, aumentata del 30% negli ultimi dieci anni, ma all’erario arriva una parte irrisoria: 11 miliardi. Rendendo evidente che mentre aumentano i costi sociali e sanitari derivanti dalla ludopatia, non sale il guadagno dello Stato. A titolo d’esempio, la spesa pubblica per la sanità raggiungerà i 142,9 miliardi nel 2025 mentre la spesa per l’istruzione nel 2022 è stata di circa 79 miliardi di euro. «Dal sistema giochi nelle casse dello Stato vanno poco più di 11 miliardi, una cifra importante ma irrisoria rispetto al totale della raccolta i cui benefici sono ad appannaggio dei grandi interessi – hanno scritto -. Senza contare che per anni il ministero dell’Economia e delle Finanze, ha giustificato l’incremento dei giochi sotto l’ombrello statale per debellare i fenomeni degenerativi dell’azzardo a beneficio delle casse erariali. I dati, oggi, dicono il contrario».
Dati che hanno ottenuto, denunciano, solo dopo diverse interrogazioni e che hanno fatto emergere una «realtà ancora più grave di quella immaginata», anche perché non c’è ancora trasparenza su tutti i risvolti e quindi, spiegano i dem «cosa rimane di quegli 11 miliardi non è dato sapere e tanto meno la regressione culturale e sociale di un Paese che investe sul gioco d’azzardo».
Secondo l’Istituto superiore di Sanità, nel 2024 un minore su quattro in Italia ha praticato il gioco d’azzardo. I ragazzi considerati “giocatori problematici” sono 90 mila, mentre quelli a rischio di dipendenza o disturbo da gioco d’azzardo (Dga) sono più di 136 mila. In generale, si contano in Italia 1,5 milioni di giocatori patologici e una persona su 39 è affetta da Dga. Una piaga che ha conseguenze su tutto il nucleo familiare che ha bisogno di supporto e assistenza.
Il Pd aveva chiesto al governo di organizzare degli stati generali del gioco d’azzardo per ascoltare anche le regioni, le associazioni del Terzo Settore e la Caritas, che si occupano delle conseguenze della ludopatia. L’obiettivo, ha spiegato Vaccari al manifesto, «è capire come ridurre il gambling da routine o dipendenza a fenomeno occasione, è un tema di carattere culturale e sociale non economico, ma l’esecutivo tira dritto e consente allo Stato di farsi garante del business che fanno le imprese di giochi». Come dimostra anche il fatto che si permetta alle società di scommesse di sponsorizzare squadre di calcio. «Oltre a un problema etico per i valori che lo sport dovrebbe trasmettere – continua Vaccari – ci sono palesi rischi di conflitti di interessi tra gli obiettivi degli sponsor e quelli degli sponsorizzati».
I dem lanciano quindi un appello al governo per «fermare le riforme di parte, c’è bisogno di una riflessione congiunta che consenta di riscrivere le norme mettendo al centro le persone e tenendo conto delle criticità ormai evidenti».