La lettera di Crosetto alle Nazioni Unite: “L’Onu tuteli davvero i soldati in Libano”

17.04.2024
La lettera di Crosetto alle Nazioni Unite: “L’Onu tuteli davvero i soldati in Libano”
La lettera di Crosetto alle Nazioni Unite: “L’Onu tuteli davvero i soldati in Libano”

Il ministro della Difesa, preoccupato per il contingente italiano Unifil, attacca: «Serve più sicurezza». Meloni e Tajani freddi sull’iniziativa

Guido Crosetto crede che i 1.100 soldati italiani al confine tra Libano e Israele siano in pericolo. Non è un allarme generico, ma circostanziato. Così, il ministro della Difesa ha scritto una lettera indirizzata al vicesegretario generale dell’Onu Pierre Lacroix per chiedere una protezione maggiore per il contingente italiano della missione Unifil «al fine di effettuare una valutazione di sicurezza aggiornata e condivisa e assumere ogni possibile misura a protezione del personale».

Non è la prima volta che il titolare della Difesa pone il problema della missione nata nel 2006 con una risoluzione del Consiglio di sicurezza. Lo aveva fatto nel corso di un viaggio a New York, lo scorso mese di novembre, dove si è spinto ad alludere a un ritiro dei soldati italiani, anche se l’ipotesi, spiegano fonti di governo, non è mai stata sul tavolo. Anzi, Giorgia Meloni nel corso della sua visita in Libano del 27 marzo scorso ha sottolineato l’importanza della presenza italiana in un teatro di tensioni così forti. «I soldati sono uno strumento di politica estera e non solo di Difesa», ha aggiunto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Anzi, l’Italia ha l’ambizione di tornare a guidare la missione (i comandanti italiani dal 2006 a oggi sono stati quattro, attualmente è lo spagnolo Aroldo Lazaro). Crosetto invece alza i toni, suscitando qualche malumore sia a Palazzo Chigi che alla Farnesina.

Intervenendo alle commissioni Esteri riunite di Camera e Senato, lunedì sera, il ministro ha chiarito: «Stabilito che i nostri militari non sono obiettivi deliberati, permane il rischio di un loro coinvolgimento, seppur non intenzionale, nello scambio di fuoco tra le parti». L’obiettivo di Crosetto sono le Nazioni Unite che non farebbero abbastanza per garantire la sicurezza del contingente, in particolare lasciando ai singoli contingenti, soprattutto a quello italiano, la gestione della parte politica e diplomatica. Secondo il ministro, «Israele potrebbe colpire direttamente l’Iran, per riaffermare la propria credibilità e deterrenza. Ipotesi che giudico possibile, anche se ancora tutta da comprendere e interpretare». L’Iran ha garantito la sicurezza dei soldati di Unifil, «ma questo impegno – conclude Crosetto- non può tranquillizzarci totalmente e non ci esime dal mantenere alto il livello di attenzione, pur continuando a svolgere una missione che, ora più che mai, assume grandissimo valore nell’ambito di una possibile, e da noi tutti auspicata, de-escalation». Già in autunno Crosetto, nel corso di una visita in Israele, aveva mandato un messaggio duro: «Occorre che le Nazioni Unite decidano: o la missione Unifil ha ancora un senso, oppure bisogna chiedersi se ha senso mantenerla”, aveva detto il ministro nella sua visita in Israele.

Una risposta formale ancora non c’è, ma negli ambienti delle Nazioni Unite si respira un certo stupore per le uscite allarmistiche di Crosetto e più in generale per la drammatizzazione in corso nelle cancellerie occidentali sul destino della missione. Vista dal confine, si nota che Hezbollah ha mostrato una relativa prudenza in questa fase, dove tutte le linee rosse sono state varcate. L’allarme arriva dal fatto che l’80% degli scontri a fuoco nella regione si verifichi ormai oltre la “blue line”, cioè la linea di demarcazione tra Israele e Libano.

Nei mesi scorsi l’Italia era stata coinvolta dagli Stati Uniti nel progetto di allargare la zona di disarmo tra i due Paesi, ma il piano per il momento è congelato a causa delle tensioni crescenti. Il piano per il Libano prevede di riadattare la missione Unifil subito dopo il cessate il fuoco, con l’obiettivo di garantire che le uniche forze presenti tra la Blue line e la linea del fiume Litani siano quelle dell’esercito ufficiale libanese. Israele pretende che l’area venga sgombrata da Hezbollah, per creare una zona cuscinetto più estesa. Cambiare la missione Unifil, però, non è facile: c’è bisogno del voto del Consiglio di sicurezza dell’Onu, al momento un’opzione non percorribile.

Il tema della situazione del Libano entra a far parte del consiglio europeo straordinario in programma oggi e domani a Bruxelles. In particolare l’Italia aveva chiesto di discutere il tema dell’impatto dei rifugiati siriani sulla stabilità del Paese dei cedri, «anche per valutare la possibilità di conferire un mandato alla Commissione europea e al Servizio europeo per l’azione esterna a lavorare per rafforzare l’efficacia dell’assistenza Ue ai rifugiati in vista della Conferenza ministeriale “Supporting the future of Syria and the region”, convocata dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite per il prossimo giugno a Bruxelles», si spiega da Palazzo Chigi.

Prima di arrivare nella capitale belga, Meloni sarà a Tunisi, ospite del presidente Kais Saied a Palazzo Cartagine, assieme al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, a quella dell’Università Anna Maria Bernini e al viceministro degli Esteri Cirielli. Oltre a una serie di accordo bilaterali, sulla scorta del cosiddetto Piano Mattei, Meloni vuole seguire lo sviluppo del Memorandum firmato nello scorso ottobre da Tunisia e Unione europea. Il tema dei migranti resta prioritario. Le autorità tunisine parlano di oltre 40 mila persone intercettate via mare e via terra da gennaio. Roma si attende che questa attività prosegua e garantisce l’impegno ad assicurare la mobilità legale per motivi di lavoro. Le partenze da Sfax verso le coste italiane però sono ricominciate nell’ultimo mese. Alla vigilia dell’arrivo della premier, il Forum tunisino per i diritti economici e sociali ha lanciato un appello per la «fine delle violazioni subite dagli immigrati tunisini in Italia». 

Fonte: LaStampa

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