Sulla scrivania del nuovo ministro della Cultura l’irrituale operazione “last minute” del suo predecessore: l’obiettivo è quello di cambiare alcuni nomi per evitare nuove polemiche
Araccontarla potrebbe sembrare la scena di un film. Nelle sue ultime ore da ministro della Cultura, con gli scatoloni ancora aperti e i dirigenti e i dipendenti di via del Collegio Romano che passavano a salutarlo con le classiche espressioni contrite d’ordinanza, Gennaro Sangiuliano ha firmato un decreto di nomina per 18 consulenti, lasciando di stucco i dirigenti e persino molti dei suoi collaboratori, che lo avrebbero esortato a desistere. Un atto che nessun ministro dimissionario si sarebbe mai sognato di emanare, di quelli che di solito finiscono nelle “lettere dei consigli” lasciate sulla scrivania per i successori, quelle che nel 99 per cento dei casi vengono utilizzate per dei “tiri da tre punti” e finiscono dritte nei cestini.
I 18 nomi che dovranno decidere a chi andranno i fondi pubblici per il cinema
Niente da fare: Sangiuliano non ha voluto sentire ragioni. Per l’esponente di Fratelli d’Italia, costretto a lasciare dopo lo scandalo nato dalla sua relazione con l’imprenditrice Maria Rosaria Boccia, i nomi che dovranno decidere a quali film destinare 50 milioni di contributi pubblici erano troppo importanti per la sua “missione”, quella di spezzare la cosiddetta “egemonia” della sinistra sulla cultura. Il decreto in verità non è stato ancora pubblicato e in molti in queste ore ripetono che Alessandro Giuli, come primo atto, cambierà qualche nome di quella lista, soprattutto andando a scovare figure vicine al predecessore, figure che potrebbero finire nelle storie dell’imprenditrice di Pompei e finire nelle prossime puntate telenovela che ha scosso l’esecutivo.
Nella lista dei nominati “last minute” spiccano il giornalista Francesco Specchia di Libero, il critico cinematografico del Corriere della Sera, Paolo Mereghetti, il collega Valerio Caprara, Pier Luigi Manieri, Massimo Galimberti, Pasqualino Damiani e Valerio Toniolo. Ci sono poi Stefano Zecchi, che scrive sul Giornale ed è stato assessore nelle giunte di Milano e Venezia e soprattutto Manuela Maccaroni, donna ritenuta molto vicina a Sangiuliano con cui ha già collaborato in Rai. Maccaroni e già presidente, a titolo gratuito, dell’Osservatorio per la parità di genere del dicastero e la nuova nomina le farebbe incassare 15 mila euro. Sarebbe lei, secondo indiscrezioni, una delle donne additate da Maria Rosaria Boccia nei giorni scorsi. Ed è proprio il suo, secondo indiscrezioni, uno dei nomi che Giuli potrebbe cancellare dalla lista per evitare nuove polemiche.
Le nomine dell’ex ministro finite sotto i riflettori
L’ultimo irrituale atto del Sangiuliano ministro, ha acceso i riflettori anche su altre nomine fatte in passato. In queste ore, sempre a causa delle frecciate social di Boccia, la più discussa è quella della direttrice d’orchestra Beatrice Venezi, consulente per la musica che percepisce un compenso annuo di 30 mila euro, nonché nome papabile per la sovrintendenza di uno tra il Teatro Massimo di Palermo e la Fenice di Venezia. Giuli potrebbe scegliere di cancellare il concerto previsto in vista del G7 della Cultura a Pompei, che secondo l’imprenditrice ed ex amante del predecessore, Venezi si sarebbe auto-assegnata. La diretta interessata valuta di intraprendere azioni legali a riguardo, ma il nuovo inquilino di via del Collegio Romano potrebbe decidere di chiudere la vicenda facendo saltare tutto.
Altri nomi che in qualche modo si legano a Sangiuliano, per legami politici e territoriali, sono quello Salvatore Sica, consigliere per il diritto d’autore e la digitalizzazione, nonché fratello di Silverio, legale dell’ex ministro, quello di Giuseppe Cuomo, ex sindaco di Sorrento, fresco di dimissioni da consigliere per la tutela del paesaggio per dei presunti legami con un pregiudicato di camorra e l’ex eurodeputato Luciano Schifone, padre della deputata Marta Schifone e nominato consigliere per il Mezzogiorno. Ci sono poi Emanuele Merlino, che fu messo a capo della segreteria tecnica, figlio di Mario Merlino, un ex militante dell’organizzazione di estrema destra “Avanguardia Nazionale” che fu indagato per fatti collegati alla strage di Piazza Fontana e il funzionario Dario Renzullo, figlio di un ex consigliere di Alleanza Nazionale con un passato in Casa Pound.
Alessandro Giuli avrà anche un’altra grana, quella di risolvere la sua stessa successione alla guida del MAXXI: il nome che scotta è quello di Raffaella Docimo, odontoiatra e docente a Tor Vergata. Amica di Sangiuliano dai tempi del liceo, è stata voluta dall’ex ministro nel consiglio della Fondazione MAXXI, di cui, in virtù di componente anziano, dovrebbe assumere la reggenza. Dopo le polemiche sollevate da alcuni organi di stampa sembra sul punto di rinunciare e al suo posto andrà Maria Bruni (detta Emanuela), attuale, giornalista professionista, attualmente capo ufficio stampa dell’Ordine degli Architetti di Roma e provincia, anche lei membro del consiglio.
Manzi (Pd): Giuli riferisca in Parlamento
E le opposizioni chiedono al neo-ministro di riferire in Parlamento: ”L’avvicendamento al Maxxi è la cartina di tornasole della fame di potere che ha segnato la gestione di Sangiuliano al ministero della cultura. Le persone che sono state nominate dal ministro non vengono giudicate idonee dalla stessa maggioranza a ricoprire ruoli gestionali, neanche temporaneamente”. Così la capogruppo dem nella commissione cultura della Camera, Irene Manzi, che ha invitato il presidente della commissione cultura della Camera, Federico Mollicone, a programmare rapidamente l’audizione di Giuli per l’esposizione delle linee programmatiche del ministero. ”Siamo in stallo da troppo tempo – aggiunge Manzi – il Parlamento è stato totalmente estromesso in tutta questa vicenda: alla Camera Giuli avrà anche il modo di chiarire alcuni aspetti ancora molto poco chiari, a partire dalle nomine fatte in fretta e furia da Sangiuliano prima di dimettersi, alla governance di Ales, e a tutti i contorni dell’organizzazione del G7 cultura”. Manzi nel suoi j’accuse si riferisce alla nomina di Fabio Tagliaferri, che fu nominato da Sangiuliano presidente e amministratore delegato di Ales, la società del ministero che gestisce i ticket museali: Tagliaferri è stato assessore a Frosinone e fu indicato all’ex ministro da Arianna Meloni, sorella della premier.