L’AfD conquista un terzo degli elettori nelle elezioni in Sassonia e Turingia. Il vero trionfatore, però, potrebbe essere la BsW di Sahra Wagenknecht
La premessa, obbligatoria, è che Sassonia e Turingia, le due regioni-Stato dell’Est tedesco in cui si è votato domenica, e che hanno visto il trionfo del partito di ultradestra AfD, rappresentano appena il 7 per cento della popolazione dell’intera Germania. Inoltre, pur avendo aumentato significativamente i voti rispetto alle precedenti elezioni, l’AfD era già una forza politica affermata in questi land, tanto che già nel 2020 il partito di Alice Weidel e di Bjoern Hoecke è stato a un passo dall’entrare nel governo della Turingia, salvo poi venire confinato all’opposizione dal patto tra i moderati di centrodestra della Cdu e la sinistra. Anche oggi, nonostante sia stato votato da quasi un terzo degli elettori in entrambe le regioni, l’AfD resterà molto probabilmente fuori dalle stanze del potere locale. Nessun terremoto politico all’orizzonte in Germania, dunque, almeno nel breve termine. Eppure, il voto di domenica potrebbe avere innescato effetti a catena che peseranno sugli equilibri nazionali nel medio periodo. Dando centralità inedita alla nuova sinistra radicale di Sahra Wagenknecht più che all’estrema destra.
Un terzo dei voti all’AfD
Stando ai dati più aggiornati, in Sassonia, land di 4 milioni di abitanti, la Cdu avrebbe vinto per un soffio le elezioni con il 31,9 per cento, in leggera flessione rispetto al 2019. L’AfD è subito dietro con il 30,6 per cento, con un aumento di 3 punti rispetto a cinque anni fa. In Turingia, regione-Stato da 2 milioni di abitanti, i ruoli si sono invertiti: l’AfD ha trionfato con 32,8 per cento, quasi 10 punti in più rispetto alle ultime elezioni, mentre la Cdu si è attestata al 23,6 per cento, anch’essa in leggera salita.
Alle spalle di questi due partiti, il terzo incomodo è diventato la BsW, il nuovo partito della sinistra radicale fondato da Wagenknecht: 15,8 in Turingia, e 11,8 in Sassonia. Ed è proprio l’affermazione di Wagenknecht, nativa di questa zona dell’Est tedesco, a rappresentare forse la novità più importante del voto di domenica, almeno nell’immediato. Già, perché la BsW, a differenza dell’estrema destra, ha molte più chance di entrare nei governi regionali di questi due land, o comunque di diventare un attore chiave nelle trattative sui nuovi assetti politici. E questo anche per il risultato deludente dei partiti del governo federale di Olaf Sholz, dai socialdemocratici dell’Spd, di cui fa parte il cancelliere, fino ai Verdi e ai liberali dell’Fdp.
Schiaffo ai Verdi
Dei tre partiti della cosiddetta “coalizione semaforo”, l’unico che può tirare un sospiro di sollievo è l’Spd: i socialdemocratici non hanno mai attecchito più di tanto nell’Est tedesco, e cinque anni fa avevano ottenuto il 7 per cento in entrambi i land. Oggi viaggiano tra il 6 e il 7 per cento, in leggera flessione, quando alla vigilia temevano di venire estromessi da uno dei due parlamenti regionali. Più netto il calo dei Verdi, che comunque non avevano mai ottenuto grandi risultati da queste parti. Per loro, però, si prospetta la dolorosa uscita da entrambi i governi regionali. Dove invece dovrebbe entrare la BsW.
In Sassonia, il governatore uscente della Cdu, Michael Kretschmer, punta alla riconferma e ha impostato la sua campagna elettorale attaccando le politiche ecologiste del governo federale, promosse dai Verdi. Kretschmer, che con il partito ecologista ha governato finora il land, potrebbe adesso fare a meno di questo alleato scomodo (per le sue promesse elettorali), mantenere in coalizione l’Spd e stringere un patto inedito con la sinistra radicale della BsW. Del resto, Kretschmer e Wagenknecht condividono alcune posizioni centrali per l’elettorato sassone: entrambi chiedono un pugno più duro sull’immigrazione, e tutte e due vorrebbero la fine degli aiuti militari tedeschi all’Ucraina nel nome della pace con la Russia (e degli interessi commerciali locali).
Wagenknecht vera vincitrice?
Wagenknecht e la sua BsW rappresentano la vera svolta politica di queste elezioni: nato appena un annetto fa da una costola della Linke, il nuovo partito è riuscito a scavalcare nettamente gli ex compagni tanto alle recenti elezioni europee, quanto domenica. In Turingia, dove la sinistra ha governato finora, la BsW ha di fatto sottratto il 16 per cento dei voti alla Linke e adesso potrebbe entrare in un esecutivo inedito con Csu e Spd lasciando fuori proprio gli ex compagni. In Sassonia, Wagenknecht ha fatto anche di più: non solo ha sottratto voti alla Linke, ma ha anche e soprattutto collezionato buona parte dei consensi a scapito di altre forze politiche, non solo nel campo progressista.
La BsW, con la sua retorica innovativa di sinistra che non fa sconti sui migranti, né sulle misure ecologiste (più volte si è espressa contro il “cieco eco-attivismo”), potrebbe diventare nei prossimi mesi il vero mattatore dell’arena politica tedesca. Rispetto all’AfD, non ha legami torbidi con il sottobosco neonazista tedesco che la tengono confinata al di fuori del cordone sanitario democratico. Wagenknecht, poi, non è una parvenu della politica: ha autorevolezza ed esperienza, una populista navigata che sa quando è ora di sedersi e trattare senza troppi giri di parole. Ecco perché il suo progetto politico potrebbe alla lunga incidere non poco sulle future mosse dei socialdemocratici. E sui più generali equilibri politici del Paese.