Paesi Ue divisi sulle conseguenze del mandato dalla Corte penale internazionale. Irlanda, Slovenia e Olanda dicono che lo arresterebbero, Francia e Germania più caute. L’Italia: “Decideremo con i partner del G7”
Viktor Orban ha invitato Benjamin Netanyahu per una visita di Stato in Ungheria, per protestare contro il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale. “Non abbiamo altra scelta che sfidare questa decisione” che in Ungheria “non avrà alcun effetto”, ha dichiarato il premier magiaro in un’intervista alla radio di Stato. Secondo Orban, convinto sostenitore del premier israeliano, si tratta di una “decisione spudorata, mascherata per scopi legali” che porta a “screditare il diritto internazionale”.
Salvini: “Benvenuto in Italia”
Una posizione condivisa dal leader della Lega, Matteo Salvini, secondo cui se il Netanyahu volesse venire in Itala “sarebbe il benvenuto”, perché “i criminali di guerra sono altri”. Secondo il vicepremier la decisione della Corte sarebbe “una scelta politica dettata da alcuni Paesi islamici che sono maggioranze in alcuni istituzioni internazionali”.
“Israele è sotto attacco da decenni, i cittadini israeliani vivono con l’incubo dei missili e con i bunker sotto le case da decenni, adesso dire che il criminale di guerra da arrestare è il premier di una delle poche democrazie che ci sono in Medio Oriente mi sembra irrispettoso, pericoloso perché Israele non difende solo se stesso ma difende anche le libertà le democrazie e i valori occidentali”, ha aggiunto Salvini.
Il mandato di arresto
Dopo più di un anno di conflitto a Gaza, ieri (giovedì 21 novembre) la Corte ha emesso un mandato di arresto contro Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, provocando la furia di Israele. Descritta come “oltraggiosa” dal presidente Usa Joe Biden, questa decisione, che comporta che in linea di principio qualsiasi dei 124 Stati membri della Corte sarebbe obbligato ad arrestare i due leader israeliani se entrassero nel loro territorio, sta facendo discutere anche in Europa.
I leader delle istituzioni comunitarie e gli Stati membri sono divisi sulla guerra condotta da Israele a Gaza dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre. “Non è una decisione politica. È una decisione di una Corte internazionale”, ha detto l’Alto rappresentante, Josep Borrell, sottolineando che tutti i Paesi membri dell’Ue hanno l’obbligo di “mettere in pratica”.
Europei divisi
“Noi rispettiamo e sosteniamo la Corte penale internazionale ma siamo convinti che quello che deve svolgere sia un ruolo giuridico e non politico”, ha detto il ministro degli esteri, Antonio Tajani. “Esamineremo le carte per capire quali sono le motivazioni che hanno portato la Corte a fare questa scelta. Lunedì a Fiuggi comincerà il G7 degli Esteri e prenderemo le decisioni insieme ai nostri alleati”, ha aggiunto il leader di Forza Italia. Ieri il ministro della Difesa, Guido Crosetto, aveva detto che nonostante la sentenza della Corte fosse a suo avviso “sbagliata”, se Netanyahu e Gallant “venissero in Italia dovremmo arrestarli”.
Mentre Paesi come Irlanda, Slovenia e Olanda hanno detto che eseguiranno il mandato di arresto in caso in cui Netanyahu o Gallant dovessero andare sul loro territorio, la risposta di altre nazioni è stata più cauta. La Francia ha detto di “prendere atto” della richiesta e la Germania ha sostenuto che sta valutando le sue conseguenze. Berlino ha anche spiegato che la sua politica sull’invio di armi a Israele resta immutata. Secondo l’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma, circa il 30 per cento delle esportazioni globali di armi verso Israele proviene dalla Germania. Le vendite includono armi anticarro portatili e munizioni per armi da fuoco automatiche o semiautomatiche.