Il presidente del Movimento 5 stelle ha citato più volte un articolo per sostenere la tesi secondo cui furono i leader dell’Occidente a fermare gli accordi di Istanbul del 2022. Le cose non stanno così
Contrario al piano di riarmo voluto da Ursula von der Leyen da diverso tempo il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte se la prende con l'”Occidente” e l’Unione europea, “colpevoli” di non voler cercare la pace in Ucraina. Vladimir Putin avanza sul campo e ha diritto a dettare alcune condizioni al tavolo dei negoziati: questa la tesi sostenuta dall’ex presidente del Consiglio. Nel motivarla Conte rievoca eventi del passato e la prima fase dell’invasione russa: era il 2022 e con gli “accordi di Istanbul” si poteva giungere ad una tregua, a un tavolo per la pace. Secondo il presidente del M5s i negoziati vennero sabotati dall'”Occidente”, che avrebbe indotto Kiev a tirarsi fuori dal tavolo avviato. Le cose però non stanno così.
La tesi di Conte
Giovedì 13 marzo Giuseppe Conte è stato intervistato da Corrado Formigli nel corso della trasmissione televisiva Piazzapulita, in onda su La7. In quell’occasione il presidente del Movimento 5 stelle si è soffermato sugli “accordi di Istanbul”, cioè i negoziati convocati in Turchia nel marzo 2022 in cui si confrontarono direttamente una delegazione russa e una delegazione ucraina. Conte ha parlato di rimpianto: “Se avessimo raccolto quel tavolo negoziale, con quelle condizioni che erano state già delineate subito dopo l’aggressione”. Ma pure di un “colpevole”, cioè l’allora primo ministro inglese Boris Johnson, intervenuto “con un viaggio peraltro avventuroso per arrivare in tempo, per bloccare tutto”. Formigli ha chiesto a Conte se sia convinto che Johnson, lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky e l’allora presidente americano Joe Biden siano intervenuti per fermare i negoziati. “Non lo dico io, lo dicono i ricercatori e studiosi”, ha risposto il presidente del Movimento 5 stelle.
Quali sono gli “studiosi” e “ricercatori” citati da Conte? Durante una puntata di Otto e mezzo dello scorso 6 giugno il presidente del Movimento 5 stelle ha avuto un confronto acceso con la conduttrice Lilli Gruber e il direttore di Libero Mario Sechi. La discussione riguardava la guerra in Ucraina. Nel corso della puntata Conte ha sostenuto che “non c’è neppure” la volontà di creare il tavolo, spiegando che “il Foreign Affairs ha pubblicato documenti inediti: all’indomani dell’aggressione di Putin c’era un tavolo di pace”. Che cosa è successo? “Johnson si è precipitato a Kiev. I falchi di Washington e Londra hanno detto ‘no al negoziato, noi vinceremo sul piano militare’. Vincere sul piano militare significa accettare l’escalation”.
Perché Conte non dice la verità
Per sostenere le tesi pronunciate in almeno due occasioni televisive Conte ha fatto riferimento ad un articolo della rivista americana Foreign Affairs, pubblicato il 16 aprile 2024. Il contributo è intitolato “I colloqui che avrebbero potuto porre fine alla guerra in Ucraina” (“The talks that could have ended the war in Ukraine”). Si tratta di un articolo che non è stato citato soltanto dal presidente del Movimento 5 stelle ma anche da altri politici e opinionisti.

Sono trentatré pagine in cui i ricercatori parlano del viaggio di Johnson a Kiev e dei colloqui di Istanbul. A differenza di quanto sostenuto da Conte l’articolo non sostiene la tesi secondo cui i negoziati siano stati sabotati dai leader dell’Occidente. Anzi: i ricercatori hanno scritto che “l’affermazione secondo cui l’Occidente abbia costretto l’Ucraina a tirarsi indietro dai colloqui con la Russia è infondata” (“still, the claim that the West forced Ukraine to back out of the talks with Russia is baseless”). Nell’articolo vengono esaminate diverse bozze degli accordi ed è spiegato come la Russia pretendesse l’inserimento di clausole impegnative per Kiev. Ad esempio Mosca pretendeva dall’Ucraina una revisione di alcuni leggi nazionali e l’abrogazione di norme su “aspetti controversi della storia sovietica”.
