Divieto d’ingresso, rimpatri comuni e hub extra Ue: cosa prevede il nuovo regolamento sui migranti

11.03.2025
Divieto d'ingresso, rimpatri comuni e hub extra Ue: cosa prevede il nuovo regolamento sui migranti
Divieto d'ingresso, rimpatri comuni e hub extra Ue: cosa prevede il nuovo regolamento sui migranti

Le anticipazioni della bozza del nuovo regolamento sui migranti che dovrebbe essere presentato domani dalla Commissione Ue. Tra i punti chiave l’istituzione di un “ordine di rimpatri” europeo per dare più efficacia al sistema delle espulsioni

La Commissione Europea si appresta a promuovere un nuovo regolamento sui rimpatri che potrebbe rappresentare una svolta significativa nella gestione delle politiche migratorie. Il testo, atteso per domani, martedì 11 marzo nella plenaria del Parlamento europeo di Strasburgo, è composto da 52 articoli e prevede l’istituzione di un “ordine di rimpatri europeo” per armonizzare le procedure e superare l’attuale frammentazione normativa.

Cosa dice la bozza del regolamento 

Secondo quanto riportato nella bozza visionata dall’Ansa, l’obiettivo del regolamento è di fornire “chiarezza” e “maggiore efficacia” alle politiche di rimpatrio. Attualmente, ogni Stato adotta un proprio sistema nazionale, con approcci differenti che, di fatto, compromettono l’efficacia delle espulsioni a livello comunitario. L’obiettivo dichiarato è la creazione di un sistema comune, in linea con il Patto su migrazione e asilo, che rafforzi la credibilità dell’Ue nella gestione della migrazione.

“Quando persone che non hanno il diritto di rimanere nell’Ue rimangono, l’intero sistema di migrazione e asilo viene minato. È ingiusto nei confronti di coloro che hanno rispettato le regole, compromette la capacità dell’Europa di attrarre e trattenere i talenti e, in ultima analisi, erode il sostegno dell’opinione pubblica a favore di società aperte e tolleranti. Incentiva gli arrivi illegali ed espone i clandestini a condizioni precarie e allo sfruttamento da parte delle reti criminali” si legge nel testo. 

Dal “divieto di ingresso” al “rischio sicurezza”: le novità introdotte 

Tra le misure chiave del nuovo regolamento, l’articolo 10 introduce il “divieto d’ingresso” per chi non collabora con il rimpatrio volontario o non lascia il territorio entro la data stabilita. Il divieto, che può arrivare fino a dieci anni, si applica anche a coloro che si spostano in un altro Stato membro senza autorizzazione.

Un’ulteriore stretta è prevista dall’articolo 16, che introduce il divieto di ingresso per chi rappresenta “un rischio alla sicurezza” dell’Ue. Queste misure mirano a rafforzare il controllo sulle persone irregolarmente presenti nel territorio europeo e a ridurre i movimenti non autorizzati all’interno dello spazio Schengen.

Rimpatri negli “hub” extra-Ue: cosa dice il regolamento 

Ma il regolamento interviene anche su uno dei temi più scottanti della politica italiana, come lo spostamento di migranti irregolari e richiedenti asilo nei nuovi hub albanesi. La proposta di regolamento della Commissione Europea sui rimpatri introduce di fatto la possibilità di spostare le persone “nei confronti delle quali è stata emessa una decisione di rimpatrio verso un Paese terzo con il quale esiste un accordo o un’intesa di rimpatrio (hub di rimpatrio)”. Un vero e proprio parziale endorsement quindi all’iniziativa del governo Meloni, almeno per quanto riguarda il rimpatrio dei migranti irregolari. 

In questo caso “un accordo o un’intesa può essere concluso solo con un Paese terzo dove sono rispettati gli standard e i principi internazionali in materia di diritti umani, in conformità con il diritto internazionale, compreso il principio di non respingimento” sottolinea il testo del regolamento.

Non solo: “Tale accordo o intesa deve stabilire le modalità di trasferimento, nonché le condizioni per il periodo durante il quale il cittadino del paese terzo soggiorna nel Paese, che può essere a breve o più lungo termine” viene specificato nella bozza. Quindi un sostanziale via libera al ricollocamento di migranti irregolari, in attesa di espulsione, presso paesi terzi, ma a determinate condizioni. 

Solo il 20% delle espulsioni è effettiva 

Il testo sottolinea come l’assenza di un quadro normativo uniforme abbia generato problemi di applicazione e lungaggini burocratiche. Oggi, solo il 20% dei cittadini di Paesi terzi a cui viene ordinato di lasciare l’Unione rispetta effettivamente il provvedimento. Molti, invece, eludono i controlli, spostandosi tra i vari Stati membri. Inoltre, la normativa vigente lascia ampio margine di discrezionalità alle legislazioni nazionali e ai tribunali, generando incertezze e ostacolando l’efficacia delle procedure di rimpatrio.

Un altro nodo critico è la mancanza di cooperazione da parte di coloro che devono essere rimpatriati. Alcuni oppongono resistenza, altri sfuggono alle autorità o trovano escamotage per vanificare il procedimento. La difficoltà nel monitorare i migranti durante l’intero iter amministrativo è un ulteriore fattore che rallenta i progressi.

Quel che è certo è che il nuovo regolamento potrebbe presto attirare non poche critiche, malgrado nel testo si sottolinei che tutte le misure rispettano i principi del diritto internazionale. E l’eventuale applicazione pratica delle nuove misure dipenderà dalla volontà politica e dalla capacità dei singoli Stati di implementarle in modo uniforme. Un aspetto non scontato. 

Don't Miss