La Commissione ha presentato una serie di misure volte a sostenere un settore in difficoltà, colpito anche dai dazi di Trump. Von der Leyen: “L’industria siderurgica è sempre stata un motore centrale della nostra prosperità”
La Commissione europea ha annunciato un giro di vite sulle importazioni di acciaio per proteggere un settore in crisi. L’esecutivo comunitario ha presentato oggi il suo piano d’azione per l’acciaio, che punta a mantenere e ampliare le capacità industriali europee, rafforzare la competitività del settore e garantirne il futuro. Tra le misure proposte, il rafforzamento, a partire dal primo aprile, dei cosiddetti limiti quantitativi, con l’obiettivo di ridurre le importazioni fino al 15 per cento.
Stretta sulle importazioni
Dal 2018 l’Unione europea applica un meccanismo di difesa commerciale che impone dazi sulle importazioni eccedenti quote specifiche per ogni Paese fornitore. Questo sistema, che mira a tutelare un settore considerato strategico, resterà in vigore fino a giugno 2026. Tuttavia, Bruxelles ha annunciato l’introduzione, nel terzo trimestre del 2025, di un nuovo strumento “più efficace” per proteggere la produzione siderurgica europea.
“Il primo aprile rafforzeremo l’attuale clausola di salvaguardia. Puntiamo a una riduzione delle importazioni fino al 15 per cento”, ha dichiarato il vicepresidente e commissario all’Industria, Stéphane Séjourné, durante una conferenza stampa di presentazione del piano. La misura risponde anche ai dazi del 25 per cento imposti da Donald Trump sulle importazioni di acciaio e alluminio negli Stati Uniti, che rischiano di dirottare sul mercato europeo volumi finora destinati oltreoceano.
La siderurgia resta un’industria chiave per l’Europa, essenziale per la produzione di automobili, infrastrutture e difesa. L’acciaio e l’alluminio sono materiali strategici per il settore militare: un carro armato richiede fino a 60 tonnellate di acciaio di alta qualità, mentre la costruzione di un caccia necessita di tre tonnellate di alluminio.
Contro le pratiche sleali
“Il piano d’azione europeo per l’acciaio e i metalli proteggerà la nostra industria da pratiche commerciali sleali, consoliderà la nostra strategia di decarbonizzazione e stimolerà la domanda interna di prodotti industriali a basse emissioni di carbonio”, ha assicurato Séjourné. “L’industria siderurgica è sempre stata un motore centrale della prosperità europea. L’acciaio di nuova generazione, pulito, deve continuare a essere prodotto in Europa”, ha aggiunto la presidente della commissione, Ursula von der Leyen.
Tra le misure principali del piano ci sono incentivi per ridurre il costo dell’energia, con agevolazioni fiscali e maggiore accesso alle rinnovabili. Si punta anche a contrastare la concorrenza sleale e le cosiddette “fughe di carbonio”, introducendo nuove regole sull’origine dei prodotti metallici.
A questo scopo verrà rafforzato il meccanismo Cbam (Carbon Border Adjustment Mechanism), una sorta di “tassa sul carbonio” applicata alle importazioni di alcuni prodotti ad alta intensità di emissioni, come acciaio, cemento e alluminio. L’obiettivo è evitare che le aziende trasferiscano la produzione in Paesi con regolamenti ambientali più deboli e garantire una concorrenza equa tra le imprese europee, che devono rispettare stringenti norme sulle emissioni, e i produttori stranieri.
Misure ambientali
Un altro obiettivo del piano è potenziare il riciclo, fissando quote di materiali riciclati nei prodotti e valutando restrizioni sulle esportazioni di rottami. Per la decarbonizzazione, il piano prevede investimenti pubblici e fondi europei per stimolare la produzione di metalli a basse emissioni. Infine, per tutelare i lavoratori, saranno promosse politiche attive per la riqualificazione e la transizione equa dell’occupazione nel settore.
In Europa, la crisi dell’acciaio è aggravata dai costi energetici elevati e dalla concorrenza cinese, accusata di pratiche sleali. Negli ultimi mesi si sono moltiplicate le chiusure di stabilimenti e i tagli occupazionali. Il colosso tedesco Thyssenkrupp ha già annunciato la soppressione di 11mila posti di lavoro entro la fine del 2024.