Dopo un primo rinvio motivato con “approfondimenti tecnici”, il consiglio dei Ministri approva le nuove regole per gli ingressi regolari dei lavoratori immigrati
Dopo un primo rinvio, dovuto ufficialmente a degli “approfondimenti tecnici”, il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo decreto flussi: 17 articoli che modificano le regole per il provvedimento identificato con la formula “Disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, nonché di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale”.
Mantovano: I dati dei telefonini saranno utilizzati solo per identificare i migranti
Tra le misure che più hanno fatto discutere alla vigilia, l’obbligo, da parte dei migranti, di far visionare alle autorità i loro telefoni cellulari. “La visione del telefono cellulare ha un unico scopo: garantire l’identificazione del migrante o al minimo la provenienza geografica”. Ha spiegato, durante la conferenza stampa, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. “I dati cui si avrà accesso – ha continuato – sono solo quelli finalizzati all’identificazione o alla conoscenza della provenienza, con divieto, contenuto nella nuova norma, di accesso alla corrispondenza e a qualsiasi altra forma di comunicazione. È poi prevista la possibilità della presenza all’operazione di un mediatore culturale e sarà redatto un verbale. Questa ispezione deve essere comunque autorizzata dall’autorità giudiziaria”.
Confermati 452.000 ingressi regolari, ma con nuove regole
Non ci sono modifiche sul numero di arrivi previsti dal precedente decreto, che prevede la regolarizzazione di 452.000 immigrati nel triennio 2023, 2024 e 2025. Un numero già basso rispetto a un fabbisogno rilevato di 833 mila unità. Cambiano invece le regole sui cosiddetti “click day”, che saranno più di uno e saranno divisi per tipologia di lavoratori, con modifiche sul sistema di precompilazione delle domande, per venire incontro agli effettivi fabbisogni di manodopera nei vari settori.
Una richiesta più volta avanzata da Confindustria, che aveva criticato apertamente il sistema con cui venivano inoltrate le domande. “È evidente – aveva dichiarato Alberto Favero, vice presidente di Confindustria Vicenza – che quella del ‘click day’ è una modalità che non ha più ragione di esistere. Una lotteria che niente ha a che fare col merito e niente ha a che fare con il fabbisogno del Paese, delle aziende e i diritti delle persone, con tantissimi datori di lavoro si sono sottratti alla logica da lotteria”.
Massimo tre domande per datore di lavoro per contrastare le infiltrazioni delle mafie
Tra le altre criticità riscontrate nell’ultimo anno, le infiltrazioni delle italianissime mafie nella gestione delle domande inoltrate attraverso i “click day”, una piaga su cui la stessa premier Giorgia Meloni aveva inoltrato un esposto alla Commissione Antimafia. Per limitare il fenomeno, nel nuovo decreto è previsto un tetto massimo di domande per datore di lavoro. “Per l’anno 2025 – si legge – ciascun datore di lavoro persona fisica può presentare un numero di richieste di nulla osta al lavoro complessivamente non superiore a tre”, un limite che però non dovrebbe essere applicato alle richieste trasmesse dalle organizzazioni dei datori di lavoro della categoria di riferimento”. Sarà valutato lo storico delle aziende che accedono al “click day” per accertare eventuali anomalie: in molti casi si sono registrati un numero basso di assunzioni a fronte di richieste molto elevate. Inoltre, lo stesso datore di lavoro dovrà sottoscrivere il contratto di soggiorno entro e non oltre otto giorni dall’ingresso del lavoratore sul territorio italiano. Una norma che punta a dare un colpo al fenomeno del caporalato, che utilizza il miraggio del permesso di soggiorno per sfruttare i lavoratori nei campi lasciandoli in una sorta di limbo.
Sospensione dei nuovi visti di lavoro per i cittadini di Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka
Vi sarà poi l’obbligo di fornire le impronte digitali per gli stranieri che chiedono un visto nazionale e l’eliminazione dell’obbligo per i consolati di dare preavviso formale del rigetto della domanda di visto. Inserite anche delle verifiche preventive al rilascio del nullaosta – o se il nullaosta è già rilasciato prima del rilascio del visto – per i cittadini di Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka, dove le irregolarità sono state le più pesanti. Questi paesi non escono dal decreto flussi ma nell’immediato il rilascio di visti di lavoro sarà sospeso per consentire verifiche effettive in Italia.
Nuove misure per chi è vittima di sfruttamento
Sulla stessa falsa riga e sull’onda emotiva della vicenda che ha portato alla morte del bracciante Satnam Singh, lasciato morire in strada, dal caporale che lo sfruttava, con un braccio amputato, il governo ha previsto una serie di misure straordinarie per quei lavoratori per i quali siano accertate “situazioni di violenza o abuso” o comunque di sfruttamento del lavoro, che potranno giovare di un permesso di soggiorno, esteso a tutti i membri della loro famiglia, della durata di sei mesi e rinnovabile di anno in anno. L’obiettivo è permettere a queste persone di sottrarsi agli sfruttatori e al contempo avere accesso ai servizi essenziali, allo studio e poter svolgere lavoro autonomo o subordinato dopo l’iscrizione all’anagrafe.
I Cpr “facili” e la nuova stretta sulle Ong
Come prevedibile, nel nuovo decreto flussi ci saranno anche misure punitive, che verranno presentate come iniziative di contrasto all’immigrazione illegale e cercheranno di mitigare il malcontento delle frange più estreme della maggioranza. Sarà più facile trattenere i richiedenti asilo nei Cpr, sia in quelli sul territorio nazionale che nei costosi gemelli costruiti in Albania. Si potrà trattenere il richiedente asilo sprovvisto di passaporto o documento di identità, ma anche chi non sarà in grado di presentare una “idonea garanzia finanziaria”.
Infine, una nuova norma anti-Ong, scritta per intralciare ulteriormente il lavoro delle organizzazioni che si spendono per salvare le persone in mare, organizzazioni spesso definite dal vicepremier Matteo Salvini (che rischia 6 anni di carcere per il caso Open Arms) e dalla stessa premier, “complici” dei trafficanti di esseri umani. Si limita la libertà di azione dei velivoli utilizzati per la ricerca di migranti in situazioni di difficoltà nel mar Mediterraneo. Nel testo si legge che “gli aeromobili privati, anche a pilotaggio remoto, che, partendo o atterrando nel territorio italiano, effettuano attività non occasionale di ricerca finalizzata o strumentale alle operazioni di soccorso, avranno l’obbligo di informare di ogni situazione di emergenza in mare, immediatamente e con priorità, l’Ente dei servizi del traffico aereo competente e il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo responsabile per l’area in cui si svolge l’evento, nonché i Centri di coordinamento del soccorso marittimo degli Stati costieri responsabili delle aree contigue”. Un ulteriore passaggio burocratico che rallenterà le operazioni e che prevede pene severe in caso di violazione, con sanzioni amministrative da 2 mila a 10 mila euro, che saranno estese anche al proprietario del velivolo