Il presidente Usa ha sentito gli omologhi di Russia e Ucraina, ma adesso c’è il “vero” lavoro. Il progetto degli Stati Uniti, le richieste di Kiev, le pressioni di Mosca e il ruolo dell’Europa
Il primo punto Trump lo ha messo a segno: i colloqui con Putin da un lato e Zelensky dall’altro sono ufficiali così come è ufficiale che entrambi hanno concordato di attuare “immediatamente” negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina. Ma cosa succede adesso? Quali sono i prossimi passi? Trump e la sua amministrazione iniziano a tracciare la strada. Le prime dichiarazioni sembrano una mano tesa alla Russia con il “no” all’Ucraina nella Nato. Andiamo con ordine e vediamo cosa può accadere.
Il primo step sono gli incontri faccia a faccia. Il famigerato vertice Trump-Putin secondo quanto anticipato dal tycoon sarà in Arabia Saudita. I tempi però non sono chiari. Trump ha parlato di un “cessate il fuoco” in Ucraina “in un futuro non così lontano”. Nulla di più. Di certo l’accelerazione promessa nelle trattative quando si è insediato alla Casa Bianca c’è stata.
Il piano degli Usa per l’Ucraina
Arriviamo al nodo cruciale: il piano degli Usa per l’Ucraina Se è Trump ad annunciare il sì ai colloqui, è il nuovo segretario di Stato alla Difesa, Pete Hegseth, che spiega quali sono le idee della nuova presidenza. L’occasione è la riunione dei ministri della Difesa nel quartier generale della Nato a Bruxelles. In un discorso di nemmeno otto minuti il capo del Pentagono ha ribaltato la linea statunitense sull’Ucraina. Primo punto: “no” all’Ucraina nella Nato. Secondo punto: “no” al ripristino dei vecchi confini.
“Gli Stati Uniti non ritengono che l’adesione dell’Ucraina alla Nato sia un risultato realistico di un accordo negoziato – ha detto Hegseth -. Al contrario, qualsiasi garanzia di sicurezza deve essere supportata da forze militari europee e non europee. Se queste truppe dovessero essere dispiegate in Ucraina come forze di mantenimento della pace, in qualsiasi momento, dovrebbero far parte di una missione non Nato e non dovrebbero essere coperte dall’articolo 5”. Sul campo nessun militare americano. “Per essere chiari, nell’ambito di qualsiasi garanzia di sicurezza, non verranno dispiegate truppe statunitensi in Ucraina”, ha affermato.
Anche rispetto alle questioni territoriali, Hegseth gela Kiev: “Potremo porre fine a questa devastante guerra e stabilire una pace duratura solo combinando la forza degli alleati con una valutazione realistica del campo di battaglia. Vogliamo, come voi, un’Ucraina sovrana e prospera. Tuttavia, dobbiamo iniziare riconoscendo che il ritorno ai confini dell’Ucraina precedenti al 2014 è un obiettivo irrealistico. Perseguire questo obiettivo illusorio non farà altro che prolungare la guerra e causare ulteriori sofferenze”. D’altro canto, nel corso della cerimonia di giuramento del direttore dell’intelligence nazionale Tulsi Gabbard, lo stesso Trump ha ribadito che è “probabile che l’Ucraina cederà territorio alla Russia per raggiungere la pace”.
Cosa chiede Kiev
Le parole di Trump e dei suoi uomini sono arrivate dritte a Kiev. “Se l’Ucraina non sarà ammessa nella Nato, dovrà raddoppiare il numero dei suoi militari”, ha detto Zelensky in un’intervista all’Economist, come riporta Rbc Ukraina. Il presidenteha detto di avere un piano “b”: “Se l’Ucraina non è nella Nato, significa che l’Ucraina costruirà la Nato sul suo territorio. Quindi, abbiamo bisogno di un esercito grande quanto quello che hanno oggi i russi. E per tutto questo, abbiamo bisogno di armi e soldi. E chiederemo questo agli Stati Uniti”.
Secondo quanto rivela Bloomberg, l’Ucraina avrebbe poi chiesto all’amministrazione Trump di usare asset russi congelati per 300 miliardi di dollari per acquistare armi americane. Gli asset russi congelati sono al momento concentrati in Europa.
L’Europa resta a guardare?
In questa triangolazione Usa-Russia-Ucraina c’è un assente eccellente: l’Ue. “È molto importante – commenta il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani – che Stati Uniti e Russia tornino a parlarsi al massimo livello. Dobbiamo lavorare insieme e uniti tutti noi europei, con gli Usa, per riportare la pace nel nostro continente. Una pace giusta e duratura che non cancelli le ragioni dell’Ucraina, un accordo che non sia una tregua provvisoria ma ristabilisca le regole e determini le condizioni per impedire nuove guerre o aggressioni”.
“L’Europa deve poter sedersi a quel tavolo, perché non c’è accordo possibile senza di noi. Vediamo alcune cose in modo diverso ma forse più chiaramente di chi vive molto lontano”, ha detto l’alto rappresentante Ue Kaja Kallas ricordando che “qualunque sia l’accordo, “poi va attuato dagli europei e dagli ucraini e non si può avanzare senza di noi e di loro”. Di fatto però al momento chi ha le redini è a Washington.