Il tempo forse non stringe ancora. Però di sicuro passa. Dei 90 giorni di sospensione dei dazi americani verso il made in Europe ne è trascorso già un terzo. Ma della conclusione per disinnescare la guerra commerciale con gli Usa, nemmeno l’ombra.
DALLO STUDIO OVALE, il presidente statunitense Donald Trump fa sapere che «si sta negoziando anche con l’Ue», ma «è molto più difficile rispetto al Regno Unito», con cui ha annunciato di aver trovato un accordo «in modo quasi naturale». Un’altra stoccata all’Ue, definita «molto ingiusta e molto dura» sul fronte commerciale nei confronti di Washington, tanto da finire per «danneggiarsi da sola».
Bruxelles è invece convinta di avere tutte le ragioni dalla propria parte. Ha teso la mano più volte, come dimostrano i ripetuti viaggi del commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic negli Usa, dove è stato sì accolto dai suoi omologhi, senza però ottenere risultati. Così, dato che le cose non si muovono, si mette sul tavolo una pistola puntata, in caso non si trovasse la quadra.
QUESTO È IL SENSO delle contromisure dal valore complessivo di 100 miliardi di euro che la presidente della Commissione ha annunciato ieri. «Pienamente impegnati a trovare soluzioni negoziate con gli Usa – ha detto von der Leyen – ma ci prepariamo a tutti gli scenari».
Dunque per adesso solo una proposta, su cui il mondo produttivo europeo potrà dire la sua, e in caso proporre modifiche, nel giro di un mese. La consultazione pubblica avviata ieri non corrisponde propriamente del bazooka, con tanto di tassa sui servizi digitali, e neppure di quella risposta definita «dollaro per dollaro» prospettata dall’esecutivo europeo in un primo momento. Sono piuttosto contromosse tutto sommato caute, se solo si pensa che i dazi americani colpiscono l’export Ue per un valore di 379 miliardi.
La lista messa a punto da Bruxelles comprende un lunghissimo elenco di quasi 5000 prodotti industriali e agricoli, che vanno dagli aerei ai droni, dalla componentistica per auto ai macchinari industriali, dai computer ai chip, fino alle apparecchiature mediche. Tra i molti prodotti agroalimentari nel mirino, torna anche l’ipotesi di dazi sugli alcolici made in Usa, proprio quello che aveva fatto infuriare la Casa Bianca. E che grandi esportatori di vini e distillati come Francia, Irlanda e Italia hanno fatto di tutto per scongiurare.
FUORI DALLA LISTA restano invece i farmaci, settore di industrie potenti che Bruxelles spera di tenere al riparo dallo scontro commerciale. È un ulteriore segnale di approccio soft. In parte von der Leyen ne è convinta, in parte è così che Bruxelles accontenta i più riluttanti a una risposta forte, primo tra tutti il governo Meloni. Però al ventaglio degli strumenti di pressione con cui l’Ue spera ancora di convincere Washington attraverso il negoziato, si aggiunge ora un’inedita arma legale.
La Commissione è intenzionata a portare la controversia davanti all’Organizzazione mondiale del commercio. L’idea è quella di «riaffermare che le regole concordate a livello internazionale sono importanti e non possono essere ignorate unilateralmente da nessun membro del Wto, Usa compresi». Lo ha precisato un funzionario di palazzo Berlaymont, aggiungendo che «il contenzioso può essere sospeso in qualsiasi momento». Come a dire: dipende solo da Trump, la palla ce l’ha lui.
Di dazi e rapporto con gli Usa si parlerà certamente negli incontri previsti oggi in agenda tra il neocancelliere Friederich Merz e le autorità Ue. Dopo Parigi e Varsavia, oggi il capo del governo tedesco sarà a Bruxelles per incontrare prima il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, poi la presidente dell’esecutivo comunitario von der Leyen e infine si recherà al quartier generale Nato per un colloquio con il segretario generale Mark Rutte.
LA DATA non potrebbe essere più significativa, dato che ricorre il 75esimo anniversario della dichiarazione Schuman, il ministro degli Esteri francese che il 9 maggio 1950 propose la creazione della Ceca, primo nucleo dell’Unità europea. Ma in quello che viene celebrato come «giorno dell’Europa» ricorre anche l’80mo anniversario della vittoria degli Alleati nella Seconda guerra mondiale. Mentre a Mosca Putin celebrerà la vittoria sovietica, Merz si confronterà con Costa e von der Leyen su difesa comune, riarmo e sostegno all’Ucraina.