Nella “notte” la Camera vota la stop alle intercettazioni: “A rischio migliaia di inchieste”

20.03.2025
Nella "notte" la Camera vota la stop alle intercettazioni: "A rischio migliaia di inchieste"
Nella "notte" la Camera vota la stop alle intercettazioni: "A rischio migliaia di inchieste"

Opposizioni e magistrati protestano contro il tetto fissato a 45 giorni per la durata degli ascolti e voluto dai partiti di centrodestra.

Per molti reati le intercettazioni potranno durare massimo 45 giorni: lo ha deciso nella notte la Camera con un voto che sta suscitando polemiche. Secondo le opposizioni e l’Associazione nazionale magistrati (Anm) migliaia di inchieste saranno a rischio: lo scontro tra il governo Meloni e la magistratura sembra non conoscere fine.      

Come funziona il tetto alle intercettazioni 

Ieri, mercoledì 19 marzo, poco prima delle mezzanotte l’aula della Camera ha approvato con 147 sì, 67 no e 1 astenuto un disegno di legge che fissa un tetto di 45 giorni per gli ascolti: l’ok è definitivo visto che il testo era stato già approvato dal Senato lo scorso 9 ottobre. Il ddl porta la firma del senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin: il partito azzurro è molto sensibile al tema giustizia e sostiene l’azione del Guardasigilli Carlo Nordio. Al provvedimento manca solo la promulgazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.  

La votazione finale alla Camera
La votazione finale alla Camera

La legge approvata dal Parlamento introduce per la prima volta un limite cronologico alle operazioni di ascolto: saranno possibili deroghe al limite di 45 giorni quando viene ravvisata “l’assoluta indispensabilità delle operazioni per una durata superiore, giustificata dalla presenza di elementi specifici e concreti”, spiega un dossier della Camera. Gli elementi dovranno essere “oggetto di espressa motivazione”. Nel tetto alla durata delle intercettazioni non rientreranno i reati di terrorismo e criminalità organizzata.

Ci sono però altri reati – come ad esempio quelli finanziari – che saranno più difficili da intercettare con la nuova normativa: le opposizioni protestano contro il disegno di legge voluto da Forza Italia. Il capogruppo del Pd in commissione Giustizia Federico Gianassi lo ritiene un “errore gravissimo” perché “si fa calare una mannaia senza precedenti sulle intercettazioni anche in caso di reati gravissimi come l’omicidio”. Secondo l’ex procuratore nazionale antimafia e deputato del Movimento 5 stelle Federico Cafiero De Raho tanti reati gravi non potranno essere individuati e puniti:  “45 giorni sono un periodo del tutto irrilevante, chi propone questa norma lo sa e non ritiene importante portare avanti le indagini. Il governo Meloni sta decidendo di dare un’immunità ai delinquenti”. Il viceministro alla Giustizia ed esponente di Forza Italia Francesco Paolo Sisto prova stemperare gli animi: il disegno di legge “non impedisce che le intercettazioni possano proseguire oltre i 45 giorni”. L’obiettivo “è quello di evitare quel fenomeno patologicamente noto delle Intercettazioni a strascico. 

Ma le critiche alla nuova legge sono arrivate anche dagli addetti ai lavori, da chi è abituato a lavorare con le intercettazioni. Secondo il procuratore di Napoli Nicola Gratteri “con questa approvazione si chiude il cerchio iniziato con l’abolizione dell’abuso di ufficio. I cittadini non avranno tutela contro abusi e sopraffazioni”. Durante un audizione che si è svolta a novembre in commissione Giustizia l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) Giuseppe Santalucia metteva in guardia i deputati: “La norma ha degli aspetti di poca chiarezza rispetto alla proroghe che possono essere predisposte”. Secondo il magistrato il disegno di legge “vuole evitare che ci siano ascolti improduttivi, ma è una prospettiva fuori asse. Il fatto che non emerga nulla non significa far venir meno l’assoluta indispensabilità sul piano logico delle captazioni. Anzi, può significare esattamente il contrario”. 

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