Stragi senza sosta. Piano degli Stati uniti per governare Gaza

08.05.2025
Stragi senza sosta. Piano degli Stati uniti per governare Gaza
Stragi senza sosta. Piano degli Stati uniti per governare Gaza

Gli americani annunciano «buone notizie» per Gaza e per il Medio Oriente prima del viaggio di Donald Trump nel Golfo la prossima settimana. Ma sulla Striscia continuano ad arrivare solo i cacciabombardieri israeliani. E presto giungeranno i «Carri di Gedeone», la nuova devastante operazione di terra che, ha deciso il governo Netanyahu, dovrà rioccupare gran parte di Gaza e spingere i suoi due milioni di civili in presunti «spazi umanitari» grandi pochi chilometri quadrati, in condizioni di vita impossibili e costretti ad aspettare i pacchi alimentari da parte di società di contractor americani al servizio di Israele.

Martedì notte e ieri, le grida di dolore e paura si confondevano con le sirene delle ambulanze e con il pianto di chi scavava tra le macerie cercando i propri cari, spesso bambini, dilaniati dalle bombe o avvolti dalle fiamme che hanno bruciato case, rifugi e scuole occupate dagli sfollati. Almeno 61 persone sono morte in una serie di attacchi aerei israeliani su Gaza City, che hanno preso di mira due scuole trasformate in rifugi e un mercato affollato. Le immagini diffuse dalle agenzie hanno mostrato corpi straziati trasportati su carretti, uomini e donne feriti sul retro di pick-up, una donna in lacrime che stringe un neonato. Colpita anche la scuola Karama, a Tuffah (Gaza City): l’attacco ha ucciso 15 persone. Poi un drone ha preso di mira un’area vicino ai ristoranti Thai e Palmyra, in via Wehda. Due missili sono stati lanciati contemporaneamente contro due punti distanti 100 metri l’uno dall’altro: uccise almeno 17 persone, tra cui donne e bambini. In un video si vede una famiglia – madre, padre e figlio con uno zainetto – riversa sull’asfalto in una pozza di sangue. Un testimone, Ahmed Al-Saoudi, ha raccontato: «La gente viene qui al mercato a cercare quello che può, se riesce a trovarlo… Non c’è sicurezza né per le persone né per gli animali. Né per i giovani né per gli anziani».

Martedì sera, un’altra scuola adibita a rifugio nel campo di Bureij era stata presa di mira da due attacchi aerei israeliani. Le autorità locali parlano di almeno 33 vittime, tra cui molti bambini. L’intero edificio è stato distrutto, le aule rase al suolo, nel cortile c’è ora un cratere profondo. «È stato come un terremoto. La scuola ospitava 300 famiglie, era piena di bambini. Abbiamo perduto tutto, non abbiamo più scorte alimentari», ha raccontato Ali Shakra, un sopravvissuto. Otto persone, tra cui un padre e i suoi figli, sono state uccise a Khan Younis. Altre tre persone, tra cui un bambino, sono morte a Deir el-Balah. Marito e moglie sono rimasti uccisi a Bani Suheila.

A Rafah, vicino al confine con l’Egitto, le forze israeliane continuano ad abbattere o a far saltare in aria le abitazioni ancora in piedi. La città, che un anno fa contava 300.000 abitanti, non esiste più e ora fa parte della zona cuscinetto creata da Israele. Il ministro delle Finanze israeliano, uno dei leader dell’estrema destra religiosa, Bezalel Smotrich, è tornato ad esaltare le finalità dell’operazione «Carri di Gedeone», sul punto di scattare a Gaza nonostante i rischi che comporterà anche per gli ostaggi israeliani (Netanyahu ha precisato che di tre dei 24 ancora in vita non si hanno notizie certe). Smotrich ha ribadito che la nuova offensiva punta allo «spostamento forzato» della popolazione civile verso sud, fino all’asse Morag, tra Khan Younis e Rafah, per poi procedere al trasferimento dei palestinesi al di fuori della Striscia. È la pulizia etnica che Smotrich ha più volte invocato e rivendicato.

Il governo Netanyahu continua anche a progettare il «futuro politico» di Gaza. La Reuters ha appreso da cinque fonti ben informate che gli Stati Uniti e Israele discutono della possibilità che Washington assuma la guida di «Gaza Cinque» con un «governo transitorio» sotto la sua supervisione, con non meglio precisati «tecnocrati palestinesi». Per Hamas e l’Anp di Abu Mazen non ci sarebbe alcun ruolo. L’ipotesi richiama alla mente l’Autorità Provvisoria della Coalizione istituita in Iraq nel 2003, ampiamente percepita come forza d’occupazione. E altrettanto avverrebbe a Gaza. Non è chiaro inoltre per quanto tempo durerebbe questa amministrazione. Hamas in ogni caso ha respinto categoricamente l’idea, affermando che «il popolo palestinese deve poter scegliere i propri leader».

Nel frattempo, in parallelo alla distruzione di Gaza, procedono anche i piani del governo israeliano per la Cisgiordania occupata. Sempre il ministro Smotrich – con incarichi anche al ministero della Difesa – ha annunciato nuovi piani per l’espansione degli insediamenti coloniali nella strategia «Zona E1», a est di Gerusalemme. «Ci stiamo già lavorando», ha affermato durante una conferenza tenutasi nella colonia di Ofra. «È così che si uccide di fatto lo Stato palestinese. Se Dio vuole, ci sarà la sovranità israeliana in Cisgiordania durante questo governo». Da gennaio, ha aggiunto, sono già state approvate 15.000 case per i coloni e investiti 7 miliardi di shekel (circa 1,9 miliardi di dollari) nelle infrastrutture stradali. Ieri sera due coloni sono stati feriti da colpi sparati da palestinesi nel nord della Cisgiordania.

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