Le classifiche sulle varie città sono state rese note da uno studio della Uil, che rimarca il divario tra nord e sud e parla del Pnrr come di “occasione persa”
Si scrive Tari, si traduce tassa. È l’imposta che, dal 2014, è destinata a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Ma il suo costo varia a seconda delle varie città italiane e tra Nord e Sud del Paese. Lo ha evidenziato un nuovo studio promosso dalla Uil che ha portato alla luce grandi differenze tra le diverse città italiane.
Pisa e Brindisi le città con i costi più alti
La città dove la tassa sui rifiuti è più cara è Pisa. Qui la Tari arriva a costare ben 595 euro l’anno. Seguono città come Brindisi (518 euro) e Trapani (510 euro).

Ma al di là delle classifiche, lo studio evidenzia un forte squilibrio tra quanto pagato dai cittadini del Sud e quelli del Nord, in particolare4 del Nord Est. Al Sud la Tari incide infatti sull’1,34% sul reddito medio familiare, al Nord-Est sullo 0,64%. E le differenze non sembrano affatto giustificate dall’efficienza del servizio, né da una maggiore produzione di rifiuti, ma è “il risultato di un sistema inefficiente e privo delle infrastrutture necessarie per abbattere i costi di smaltimento”, sottolinea lo studio.
Non solo: il sistema complessivo di gestione dei rifiuti vive inoltre di diverse criticità come la carenza di un’adeguata rete di impianti di raccolta e trattamento, il persistente ricorso allo smaltimento in discarica e i poco soddisfacenti livelli di differenziazione dei rifiuti e recupero delle risorse. Carenze che si accentuano soprattutto in alcune aree del Paese.
Le città dove la Tari costa meno
Tra le città dove il costo della tassa sui rifiuti è inferiore spicca invece La Spezia, seguita da Belluno e Novara. Ma sono molte le città del Nord Est caratterizzate da costi più bassi e alto grado di efficienza.

“Il risultato di questa indagine – ha commentato il segretario confederale della Uil, Santo Biondo – è un ennesimo campanello d’allarme per il Mezzogiorno, direttamente connesso alle difficoltà e ai ritardi nell’attuazione del Pnrr, registrati dalle analisi Svimez, soprattutto in progetti di competenza delle Regioni. Tra i settori più critici, c’è proprio quello della gestione dei rifiuti, dove l’assenza di impianti moderni ed efficienti continua a tradursi in costi insostenibili per cittadini e imprese”
E sotto accusa c’è proprio l’occasione mancata del piano di ripresa e resilienza: “ll Pnrr avrebbe dovuto rappresentare un’opportunità per colmare il divario infrastrutturale, ma l’assenza di strumenti di supporto tecnico e amministrativo sta rallentando la realizzazione di nuovi impianti di trattamento e riciclo. Senza questi investimenti, i rifiuti prodotti al Sud continueranno a essere trasportati fuori regione con costi esorbitanti, che si ripercuotono direttamente sulle bollette delle famiglie e sul bilancio degli enti locali” conclude Biondo. Una dinamica che già si sta ripercuotendo sui bilanci mensili di molte famiglie del mezzogiorno.