“Troppo caldo, le scuole inizino ad ottobre”: il cambio di calendario che fa infuriare le famiglie

19.08.2024
"Troppo caldo, le scuole inizino ad ottobre": il cambio di calendario che fa infuriare le famiglie
"Troppo caldo, le scuole inizino ad ottobre": il cambio di calendario che fa infuriare le famiglie

Pausa scolastica “già lunghissima”, ribattono le associazione dei genitori. Impossibile per le famiglie coniugare lavoro e figli, spiegano. Ma secondo l’Associazione nazionale insegnanti e formatori “i cicli produttivi devono cambiare”

Fa discutere la proposta di modifica al calendario scolastico avanzata da alcuni sindacati e associazioni, che in considerazione dei “cambiamenti climatici in corso e il forte caldo che ha caratterizzato i mesi estivi” chiedono di spostare in avanti l’inizio delle lezioni. “Con questa afa è assurdo iniziare le lezioni entro metà settembre, meglio ottobre. Ci vuole buon senso e lungimiranza. Anche i cicli produttivi devono cambiare e la pubblica amministrazione deve avviare questi cambiamenti secondo il clima”, spiega Marcello Pacifico, il presidente dell’Anief, l’Associazione nazionale insegnanti e formatori.

La richiesta, fatta pervenire al ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara, ha però acceso le proteste di numerose associazioni di genitori che fanno notare come siano già troppi tre mesi di chiusura delle scuole, dai primi di giugno ai primi di settembre. I costi costi centri estivi si scaricano interamente sulle famiglie e nessun genitore ha ferie tanto prolungate da poter badare ai propri figli senza nessun altro supporto per tre mesi. Questo il ragionamento fondamentale di chi si oppone alla proposta, sottolineando le difficoltà nel conciliare il lavoro e la famiglia. “La lunghissima pausa scolastica – si legge in una petizione che ha raccolto 60mila firme – moltiplica le disuguaglianze, favorisce la perdita di competenze cognitive e relazionali di bambine, bambini e adolescenti e scoraggia la conciliazione di vita-lavoro per tanti genitori costretti a destreggiarsi tra campi estivi costosissimi e mancanza di alternative a prezzi ridotti”. 

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