Il Ministro della Difesa mette in guardia sugli obbiettivi di spesa dell’alleanza atlantica in vista dell’insediamento della nuova amministrazione statunitense: “Potremo non dover fare solo missioni di pace nei prossimi anni”. Quanti miliardi servirebbero
Con l’arrivo di Donald Trump l’Italia e gli altri membri della Nato potrebbero spendere di più in armi. Per il ministro della Difesa, Guido Crosetto, non c’è altra soluzione: “Trump non ci farà sconti”, ha detto a margine della cerimonia di assunzione di incarico del nuovo comandante del Covi, Giovanni Maria Iannucci. Tra gli obiettivi del nuovo presidente eletto degli Stati Uniti c’è di portare la spesa dei paesi Nato al 5%. Al momento, la soglia concordata è il 2 per cento che l’Italia non ha raggiunto: vuol dire che servirebbero decine di miliardi in più.
Crosetto: “Dobbiamo investire di più, Trump non fa sconti”
Per Crosetto, “Trump non farà sconti a quello che l’Italia si è impegnata a fare in ambito Nato, ci dirà che non si può far finta di non vedere che ci sono Paesi che investono il 2, il 3, il 4% del Pil. Dobbiamo investire di più – ha ricordato il ministro -, cambiare l’approccio che abbiamo avuto in questi anni perché potremo non essere chiamati più a fare solo missioni di pace nei prossimi anni”.
La soglia del 2 per cento potrebbe essere presto superata: “Il 2% fissato anni fa è ormai per i Paesi della Nato un punto di partenza e non più di arrivo: la Germania che parlava di ridurre le spese militari ora parla di un 2,5%, la Polonia del 4, Trump ha evocato il 5: non credo che il 5% sarà un obiettivo perseguibile ma almeno al 2% dovremo arrivarci il prima possibile. Non è una discussione politica ma un impegno internazionale sottoscritto da tutti i governi, nessuno escluso, degli ultimi anni, anche da quelli che adesso in Parlamento si scandalizzano e si stracciano le vesti”.
“Penso che l’Europa debba fare i conti con se stessa dare le colpe delle nostre debolezze a un fattore esterno, come possono essere gli Stati Uniti, che si chiami Trump o in qualunque altro modo è una follia. L’Europa non ha costruito, non ha investito abbastanza sulla sua difesa. E non l’ha fatto fino a tre anni fa. Deve recuperare un decennio di arretratezza e deve farlo prima possibile: questo non perché ce lo dice Trump, ma perché ce lo dice la necessità di difesa: la guerra ce l’abbiamo noi a due passi da casa nostra, non ce l’hanno gli Stati Uniti”.
Quanto spende l’Italia per la Nato (e quanto gli altri)
“Noi passiamo dall’1,54% all’1,57% del 2025, all’1,58 nel 2026 e all’1,61 nel 2027. Ricordo che governi precedenti avevano preso l’impegno del 2% – non di questo colore – per il 2028”, diceva Crosetto l’anno scorso, davanti alla commissione Affari esteri e Difesa del Senato. L’Italia è sotto la soglia del 2 per cento: secondo le stime più aggiornate pubblicate dalla Nato, nel 2024 l’Italia è stata tra gli otto Paesi membri dell’alleanza che non ha raggiunto l’obiettivo di spesa.

Ma cosa comprende la spesa? Nel calcolo la Nato considera i pagamenti dei Paesi membri per mantenere le forze armate operative. Tra queste spese ci sono anche stipendi, pensioni, investimenti e costo delle operazioni. Tradotta in euro, la percentuale menzionata nel grafico corrisponde a poco meno di 30 miliardi di euro. Centrare il 2 per cento del Pil vorrebbe dire aggiungere almeno 10 miliardi.
In rapporto al loro prodotto interno lordo, nella Nato Polonia – unico Stato sopra il 4 per cento -, ed Estonia spendono più degli Stati Uniti. Seguono poi Lettonia e Grecia che impegnano più del 3 per cento del Pil.