La leader della Commissione invita i 27 ad “esplorare l’idea di sviluppare hub di rimpatrio al di fuori dell’Ue”
Icentri di detenzione per migranti a Shengjin e Gjader, in Albania, frutto dell’accordo tra Roma e Tirana, sono fonte di ispirazione per la presidente della Commissione europea, che segna l’inizio del nuovo mandato con la stretta sull’immigrazione irregolare.
Ursula von der Leyen, che già lo scorso dicembre aveva benedetto il progetto italiano di esternalizzazione delle frontiere (“è in linea con il diritto comunitario”), ha scritto ai leader europei in vista del Consiglio europeo del 17-18 ottobre per valutare l’opportunità di istituire “hub per i rimpatri al di fuori dell’Ue, soprattutto in vista della nuova normativa sul rimpatrio”. E lo ha fatto citando proprio l’accordo stretto tra Italia e Albania, da considerare come un possibile modello da seguire. “Con l’avvio delle operazioni previste dal protocollo Italia-Albania, saremo anche in grado di trarre lezioni pratiche”, ha precisato la numero uno della Commissione nella missiva inviata ai leader Ue.
Gli elogi ai patti di esternalizzazione delle frontiere europee
L’obiettivo ultimo sarebbe quindi aprire hub per migranti nei paesi terzi con i quali l’Ue ha stretto accordi, dove processare le richieste d’asilo dei rifugiati. È forse questo l’impianto del progetto di von der Leyen: trasferire all’esterno dei confini comunitari persone che sono già sul territorio dell’Unione europea.
Però, prima deve essere istituito un impianto giuridico ad hoc. Perché, come precisato da un portavoce della Commissione, “non è legalmente possibile” rimpatriare in maniera forzata i migranti i paesi terzi. Quindi, deve esserci una “legge europea per regolamentare il rimpatrio forzato in un paese terzo che non sia il paese di origine”. In tal senso, la Commissione rivedrà “entro il prossimo anno il concetto di paesi terzi sicuri designati”.
La presidente dell’esecutivo europeo ha evidenziato la necessità di accelerare l’attuazione del Patto sulla migrazione e l’asilo, approvato con fatica lo scorso maggio, su cui i governi di Paesi Bassi e Ungheria hanno già fatto sapere di volere un’esenzione.
I controversi accordi con i paesi “non sicuri”
Von der Leyen non ha mancato di elogiare i controversi accordi dell’Ue con la Tunisia e il lavoro congiunto con le autorità libiche, che sono stati ampiamente condannati dai gruppi per i diritti umani. La leader della Commissione ha persino affermato che gli arrivi irregolari sulla rotta del Mediterraneo centrale sono diminuiti di due terzi nel 2024, grazie – secondo von der Leyen – agli accordi che l’Ue ha firmato con i paesi terzi.
La questione migratoria è un tema ancora caldo nel blocco comunitario, che influenza le elezioni nella maggior parte dei paesi europei e accresce il sentimento degli elettori di estrema destra. La Germania, preoccupata di una risposta negativa dell’opinione pubblica contro l’immigrazione irregolare prima delle elezioni del prossimo settembre, ha introdotto controlli alle frontiere con tutti i suoi vicini, sospendendo la libertà di movimento nella zona Schengen. Anche Francia, Danimarca, Svezia, Austria e Slovenia hanno introdotto controlli alle frontiere.