Draghi: “Ridurre le bollette, prezzi così alti minano le imprese. Trump? Un rischio per la sicurezza”

18.03.2025
Draghi: "Ridurre le bollette, prezzi così alti minano le imprese. Trump? Un rischio per la sicurezza"
Draghi: "Ridurre le bollette, prezzi così alti minano le imprese. Trump? Un rischio per la sicurezza"

L’ex premier e presidente della Bce presenta a Palazzo Madama il suo Rapporto sulla competitività. Focus su costo dell’energia, politiche protezionistiche Usa e difesa europea

Costi dell’energia troppo elevati affossano la competitività di molti settori industriali tradizionali e rendono difficile lo sviluppo di quelli più tecnologici: è questo uno dei punti principali su cui si è concentrato Mario Draghi nel corso dell’audizione davanti alle Commissioni Affari Europei, Bilancio e Attività Produttive. Nell’aula Koch del Senato oggi, 18 marzo, l’ex premier e presidente della Banca centrale europea ha infatti esposto il suo Rapporto sulla competitività, presentato al Parlamento europeo lo scorso settembre.

draghi senato lapresse
L’arrivo di Mario Draghi nell’aula Koch di Palazzo Madama (LaPresse)

Tra i temi principali la necessità di ridurre le bollette a beneficio di cittadini e imprese; il rischio rappresentato dai dazi imposti da Donald Trump per la competitività e la sicurezza; la prospettiva di una difesa comune europea.

“In Italia tassazione tra le più alte d’Europa. Serve ridurre le bollette”

“Una seria politica di rilancio della competitività europea deve porsi come primo obiettivo la riduzione delle bollette, per imprese e famiglie”, ha affermato Draghi a Palazzo Madama. “Nei prezzi finali ai consumatori  incide anche la tassazione, in Italia tra le più elevate dell’Europa. Nel primo semestre del 2024, l’Italia risultava il secondo Paese europeo con il più alto livello di imposizione e prelievi non recuperabili per i consumatori elettrici non domestici”. 

“Costi dell’energia così alti pongono le aziende, europee e italiane in particolare – ha sottolineato – in perenne svantaggio nei confronti dei concorrenti stranieri. È a rischio non solo la sopravvivenza di alcuni settori tradizionali, ma anche lo sviluppo di nuove tecnologie a elevata crescita. Si pensi ad esempio all’elevato consumo necessario per i data center”. Sul gas, in particolare, “è necessaria una maggiore trasparenza sui prezzi di acquisto alla fonte. Il beneficio dei più bassi costi operativi delle rinnovabili raggiungeranno pienamente gli utenti finali solo tra molti anni. I cittadini ci stanno dicendo che sono stanchi di aspettare. La stessa decarbonizzazione è a rischio”, ha sottolineato Draghi. 

“Disaccoppiare prezzo rinnovabili dal fossile”

“I prezzi all’ingrosso dell’elettricità dipendono dal mix di generazione ma anche da come si forma il prezzo”, osserva, rilevando che in Europa, nel 2022, pur rappresentando il gas solo il 20 per cento del mix di generazione elettrica, ha determinato il prezzo complessivo dell’elettricità per più del 60 per cento del tempo. In Italia, per circa il 90 per cento delle ore. “Occorre certamente accelerare lo sviluppo di generazione pulita e investire estesamente nella flessibilità e nelle reti. Ma occorre anche disaccoppiare il prezzo dell’energia prodotta dalle rinnovabili e dal nucleare da quello dell’energia di fonte fossile”.

Il rischio dei dazi imposti da Trump

“La nostra prosperità, già minacciata dalla bassa crescita per molti anni, si basava su un ordine delle relazioni internazionali e commerciali”, ha proseguito l’ex premier lanciando un duro attacco contro le nuove tariffe doganali imposte dall’amministrazione Trump “è sconvolto dalle politiche protezionistiche del nostro maggiore partner. I dazi, le tariffe e le altre politiche commerciali che sono state annunciate avranno un forte impatto sulle imprese italiane ed europee”. Oggi, secondo Draghi sono “messi in discussione” i valori fondanti dell’Ue, “pace, prosperità, solidarietà e, insieme all’alleato americano, sicurezza, sovranità e indipendenza”.

Difesa europea: “Serve linea di comando continentale”

Parlando davanti alle tre Commissioni riunite di Camera e Senato, Draghi ha poi toccato il tema più caldo delle ultime settimane, quello della difesa europea. Per l’ex premier è necessario “definire una catena di comando di livello superiore che coordini eserciti eterogenei” e che “sia in grado di distaccarsi dalle priorità nazionali operando come sistema della difesa continentale”. 

In particolare, ha proseguito l’ex governatore della Bce, “occorrerebbe che l’attuale procurement europeo per la difesa – pari a circa 110 miliardi di euro nel 2023 – fosse concentrato su poche piattaforme evolute invece che su numerose piattaforme nazionali”. Un frazionamento “deleterio” in quanto, a fronte di investimenti complessivi comunque elevati, i Paesi membri finiscono poi per acquistare gran parte delle piattaforme militari dagli Stati Uniti.

Troppe regole penalizzano come i dazi: “Necessaria semplificazione”

Draghi si è poi speso sulla necessità di semplificare e snellire le norme europee su beni e servizi che, se eccessivamente frammentate, creano “delle barriere interne al mercato unico che equivalgano a un dazio del 45 per cento  sui beni manifatturieri e del 110 per cento sui servizi”, secondo uno studio del Fondo Monetario Internazionale, citado dall’ex premier. “Non possiamo dunque stupirci se i nostri inventori più brillanti scelgano di portare le loro aziende in America, e se i cittadini europei li seguano con i propri risparmi”, ha proseguito Draghi, spiegando che non è necessario “proporre una deregolamentazione selvaggia”, ma “solo un po’ meno di confusione”.

Le regole, quando sono “troppe e troppo frammentate, penalizzano, soprattutto nel settore dei servizi, l’iniziativa individuale, scoraggiano lo sviluppo dell’innovazione, penalizzano la crescita dell’economia”.  “Per quanto riguarda la semplificazione regolatoria e amministrativa – fa sapere Draghi – in linea con le raccomandazioni del Rapporto, recentemente la Commissione ha presentato alcune proposte in materia di obblighi di informativa sulla sostenibilità, da cui saranno esentate le imprese con meno di mille dipendenti. È solo un primo passo nella direzione giusta. Da parte degli Stati membri non risulta alcuna iniziativa di maggiore semplificazione”.

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