Giorgia Meloni fallisce il “blitz” per eleggere il giudice della Corte Costituzionale

09.10.2024
Giorgia Meloni fallisce il "blitz" per eleggere il giudice della Corte Costituzionale
Giorgia Meloni fallisce il "blitz" per eleggere il giudice della Corte Costituzionale

Il candidato delle destre era Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico della presidenza del Consiglio, che il centrodestra non ha voluto “bruciare” votando scheda bianca. Compatte le opposizioni, che sono uscite dall’aula

Ottava fumata nera per l’elezione del giudice della Corte Costituzionale. Le due camere, riunite in seduta comune, non sono riuscite ad eleggere nessun candidato, in una votazione che richiedeva una maggioranza dei tre quinti dei componenti, pari a 363 parlamentari. Un voto segnato dalla compattezza delle opposizioni, che non hanno partecipato alle operazioni e dalle palesi difficoltà della maggioranza, che ha votato scheda bianca per non bruciare il nome del candidato Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico della presidenza del Consiglio che Giorgia Meloni avrebbe voluto eleggere con una specie di “blitz”, forse confidando in un aiuto da parte di qualche “cane sciolto” nelle fila delle minoranze, un aiuto che però non è arrivato. Alla fine le schede bianche sono state 323, a cui si sono aggiunti dieci voti nulli e nove voti dispersi.

Ventotto assenti tra le fila della maggioranza

Ben ventotto le defezioni tra i banchi della maggioranza, non poche in una votazione in cui alla vigilia era stato chiesto di “serrare i ranghi”, con tanto di polemiche su presunte “talpe” nella chat dei parlamentari di Fratelli d’Italia, con la premier che era arrivata persino a minacciare le dimissioni. Gli assenti più o meno giustificati sono stati 12 della Lega, 8 di Fratelli d’Italia, 6 di Forza Italia e 2 di Noi Moderati. Se anche si fossero presentati, difficilmente il “blitz” sarebbe riuscito, ma un numero così alto di assenti racconta una situazione non proprio serena all’interno dei partiti che sostengono il governo, che in questa fase sono alle prese con le reciproche rivendicazioni su una legge di bilancio su cui il ministro Giancarlo Giorgetti ha già annunciato “sacrifici per tutti” e tagli ai vari ministeri.

L’elezione del giudice della Corte Costituzionale in questo momento è doppiamente importante, perché sposterebbe gli equilibri e potrebbe influenzare le decisioni della Consulta in merito ad alcuni referendum su cui le minoranze puntano molto, come quelli sull’Autonomia differenziata e la cittadinanza.

Riccardo Magi, leader di +Europa, su X
Riccardo Magi, leader di +Europa, su X

Anche per questo, la richiesta avanzata dai leader dell’opposizione, da Giuseppe Conte a Elly Schlein, è quella di aprire un tavolo di confronto con la premier, per decidere un nome condiviso e che sia di garanzia per tutti. 

Fratoianni: “La maggioranza si metta in testa che non è padrona di tutto”

“Noi non siamo sempre sull’Aventino – ha commentato il leader di Sinistra Italiana e deputato di Alleanza Verdi Sinistra, Nicola Fratoianni – ma su questioni di particolare delicatezza occorre che la maggioranza si metta in testa che non è padrona di tutto e che bisogna incontrarsi, discutere e trovare un punto di mediazione. Questa è la ragione della scelta che abbiamo fatto oggi unitariamente e che ha impedito che la maggioranza con un blitz eleggesse il proprio nome, un nome in palese conflitto di interesse. È un dovere della maggioranza quello di discutere con le opposizioni”. A pesare sul nome di Marini, secondo le opposizioni, ci sarebbe infatti il conflitto di interesse generato dal ruolo che attualmente ricopre a Palazzo Chigi.

“La maggioranza – ha detto il senatore di Italia Viva, Ivan Scalfarotto, ai microfoni di ‘Un giorno da pecora’ su Radio 1 – non ha presentato il nome di Marini nell’ultima votazione nella speranza di proteggerlo, ma a mio avviso non è particolarmente opportuno che uno che lavora dentro Palazzo Chigi vada direttamente alla Consulta. Si può aprire una discussione per trovare nomi vicini al centrodestra o comunque non ostili al centrodestra, ma non così smaccatamente schierati. Il partito di Matteo Renzi, alla vigilia, era “sorvegliato speciale”, perché in molti sospettavano che alla fine avrebbe dato alla maggioranza i voti necessari per eleggere Marini. “Gli aiuti – ha replicato Scalfarotto – mi risulta che di solito arrivino dal Movimento 5 Stelle, basta guardare il Consiglio di amministrazione della Rai, per fare un esempio, o il garante dei detenuti. Il Movimento 5 Stelle in questi casi non manca mai”.

Schlein: “Ora dialogo”. Conte: “Li abbiamo lasciati da soli in aula con le loro paranoie”

Soddisfatta la leader del Partito Democratico, Elly Schlein e quello del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, con quest’ultimo che a voto terminato ha attaccato: “Non possiamo assecondare il blitz delle forze di maggioranza. Li abbiamo lasciati da soli in aula con le loro paranoie, a scovare i traditori dentro Fratelli d’Italia”, ha dichiarato. “Abbiamo appreso dalla stampa che avevano un nome e che volevano tirare dritto senza nemmeno avvertire le opposizioni. Dopo il passaggio di oggi dove la nostra compattezza li ha fermati, mi aspetto che il dialogo si apra poi vedremo come andrà”, ha detto invece la segretaria dem, che ha poi rimandato al mittente le accuse di voler bloccare le istituzioni, avanzate in queste ore dalle destre: “Trovo molto ipocrita dire ‘ci aspettiamo il rispetto delle istituzioni’ – ha spiegato –  perché non ci saremmo trovati qui oggi se la maggioranza, rispettando la Costituzione e il proprio ruolo, avesse intavolato un dialogo con le opposizioni prima del voto”.

Fdi: “Anche sotto Draghi fu nominato il consigliere giuridico alla Consulta”

Da Fratelli d’Italia fanno sapere che per loro quello del conflitto di interessi Francesco Saverio Marini è un caso che non esiste: E un bluff – riferiscono fonti parlamentari – perché nel settembre 2022, ad esempio, venne nominato alla Consulta Marco d’Alberti, consigliere giuridico del presidente Mario Draghi. C’è da dire che il governo guidato da Mario Draghi era di fatto un “governo del presidente” appoggiato dalla quasi totalità dei partiti presenti in parlamento e non un esecutivo spiccatamente politico come il governo Meloni. 

“Noi abbiamo avuto senso delle istituzioni che loro non hanno – ha dichiarato il deputato e responsabile organizzativo di Fdi, Giovanni Donzelli – ma non possono abusarne. Le opposizioni vogliono bloccare le istituzioni, ma hanno perso le elezioni, devono rassegnarsi. Loro pensano all’Aventino contro tutti e tutto. Non abbiamo fatto forzature e mai negato spazi di dialogo, al contrario di quello che ha fatto il centrosinistra quando noi eravamo all’opposizione”.

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