Finanziati con 88 milioni del Pnrr e consegnati, i pullman sono finiti in un’autorimessa: mancano le colonnine per la ricarica. Ecco dove è successo, quanti miliardi ha ottenuto l’Italia e quanto dovremo restituire all’Unione Europea
Pochi giorni fa la Commissione europea ha pagato all’Italia la quinta rata del Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza: 11 miliardi di euro destinati al raggiungimento di altri 53 obiettivi. Più o meno nelle stesse ore, la nostra Sandra Figliuolo, su Dossier PalermoToday, ha scoperto dove sono finiti 88 milioni dello stesso Pnrr: nei garage di una concessionaria.
Quei soldi sono infatti stati destinati all’acquisto di 125 autobus elettrici da mettere in servizio entro giugno 2026. E i primi 35 mezzi sono stati puntualmente consegnati al Comune del capoluogo siciliano. Solo che la gara d’appalto per la realizzazione delle colonnine di ricarica non si è mossa con la stessa velocità. Così la costosa flotta di pullman (704 mila euro ciascuno) è costretta a rimanere parcheggiata nell’autorimessa. Mancando, letteralmente, il caricabatterie.
I pullman forniti dalla Turchia
La storia, piuttosto grottesca, dimostra quanto sia a volte complesso il processo di transizione verso una mobilità verde. Ma, a essere ottimisti, i 35 pullman elettrici, più tutti gli altri che eventualmente saranno consegnati, non si muoveranno da dove sono prima di ottobre.
“Gli autobus sono stati acquistati attraverso Consip – spiega a Dossier Roberto Biondo, dirigente della pianificazione mobilità nell’ufficio Traffico del Comune e responsabile unico del procedimento, chiamando in causa la centrale appalti del ministero dell’Economia -. Proprio in virtù delle procedure particolarmente snelle previste dal Pnrr, i primi mezzi sono arrivati molto velocemente”. Forse troppo. Dei 35 pullman già consegnati, 27 sono lunghi otto metri, 8 bus sette metri e sono stati tutti costruiti dall’industria turca Otokar.
Ora si attende la realizzazione del grande impianto di ricarica dentro il deposito dell’Amat, l’azienda pubblica di trasporto, e di altre stazioni per la ricarica veloce lungo i percorsi. I manager del Comune sperano di avviare il servizio entro l’autunno. “Le due procedure sono partite insieme – assicura Roberto Biondo -. Ma per ordinare gli autobus è bastato un clic. Per gli impianti di ricarica è stata invece tutta un’altra storia. Servono decine di gare d’appalto per realizzare le colonnine e ogni step, se va tutto bene, dura quattro o cinque mesi”.
L’Unione Europea, per tutti i suoi Stati membri, ha erogato 723,9 miliardi di euro nell’ambito del piano di transizione chiamato Next generation Eu. L’Italia è in testa alla classica con un totale di 194,4 miliardi: 71,8 miliardi riguardano sovvenzioni a fondo perduto (non vanno quindi restituiti), 122,6 miliardi sono stati invece assegnati al nostro Paese come prestito (vanno cioè restituiti).
I 122 miliardi da restituire
La Spagna, seconda in classifica, ha ottenuto 69 miliardi di sovvenzioni e non ha richiesto prestiti. Così come la Francia, terza in classifica, con 39 miliardi di sovvenzioni e nessun prestito. Gli unici altri governi ad aver indebitato i loro cittadini ottenendo prestiti, oltre ai finanziamenti a fondo perduto, sono Romania (15 miliardi), Grecia (12,7 miliardi), Polonia (12,1 miliardi), Portogallo (2,7 miliardi) e Slovenia (0,7 miliardi). Non si può quindi dire che Bruxelles non stia aiutando l’Italia.
Tornando agli autobus senza ricarica di Palermo, vanno ovviamente aggiunti i costi per il fermo dei 35 mezzi e il mantenimento delle loro batterie cariche, per evitare danni agli impianti di bordo. La spesa verrà probabilmente coperta con i 690 mila euro che l’appalto del Comune ha destinato alla voce: “Imprevisti”.