Inflazione in calo: una buona notizia. Collegamento tra accademia e impresa per il futuro del digital learning. Reverse charge p…

13.06.2025 16:55
Inflazione in calo: una buona notizia. Collegamento tra accademia e impresa per il futuro del digital learning. Reverse charge p...

Buone e cattive notizie sul fronte economico: tensioni fiscali e lo spread ai minimi storici

Recentemente, il panorama economico ha riservato sia notizie positive che negative. Iniziamo con quelle favorevoli: il lo spread ha raggiunto livelli minimi che non si vedevano da 15 anni. In particolare, nella mattinata del 13 giugno, la differenza di rendimento tra i Btp e i Bund decennali è scesa sotto i 90 punti base. Questo evento, che si è verificato solo due volte negli ultimi quindici anni, e precisamente nel febbraio 2021 e nella primavera 2018, illustra un contesto economico più favorevole. Va sottolineato che attualmente lo spread è ulteriormente ridotto poiché il Bund decennale in questione scade sei mesi prima del Btp più vicino, comportando un rendimento inferiore. Alcune analisi di istituti finanziari come Barclays e Citigroup prevedono uno spread che potrebbe addirittura scendere a 75 punti base. Questi dati sono motivo di celebrazione per il governo, che continua a mantenere una politica di bilancio rigorosa, resistendo alle pressioni di spesa provenienti da diverse forze politiche, siano esse alleate o avversarie, riporta Attuale.

In aggiunta, a sostegno di tali buone notizie, l’ultima rilevazione Istat ha mostrato che il numero dei disoccupati è diminuito di 217.000 unità su base annua, coprendo circa l’11% del totale. La disoccupazione si mantiene stabile al 6,1%, mentre il tasso di occupazione ha registrato un incremento vicino all’1%, con il numero di occupati che ha toccato i 24.076.000, un aumento di 141.000 rispetto al quarto trimestre del 2024. Inoltre, la produzione industriale, che aveva mostrato segni di flessione per ben 26 mesi, ha finalmente iniziato a rimettersi in carreggiata, attestandosi a un progresso annuale dello 0,3% e facendo registrare un incremento mensile dell’1% ad aprile.

Tuttavia, come spesso accade, non mancano anche le notizie meno incoraggianti. Il 12 giugno è emersa una preoccupante consapevolezza riguardante i danni provocati dall’inflazione, rispolverando il noto concetto di fiscal drag, un fenomeno economico degli anni ’80. Questo si verifica quando l’aumento dei redditi, dovuto a rinnovi contrattuali o a scatti automatici, non comporta un certo incremento del potere d’acquisto a causa della crescita dei prezzi. Per esempio, se una pensione indicizzata aumenta da 1.000 a 1.100 euro, ma il costo del caffè sale da 1 a 1,10 euro, il pensionato non ottiene effettivamente alcun vantaggio. In un contesto di fiscalità progressiva, i contribuenti con redditi più alti si trovano a pagare più tasse, riducendo la loro capacità di spesa. Se prima pagavano 100 euro su un reddito di 1.000 euro, ora, su un reddito di 1.100 euro, potrebbero arrivare a pagare 120 euro, riducendo di fatto il numero di caffè che possono acquistare. Si stima che il fiscal drag potrebbe aver generato circa 21 miliardi di euro in entrate fiscali aggiuntive per il governo in gli ultimi quattro anni.

In conclusione, qual è il bilancio tra queste buone e cattive notizie? Nel breve termine, è evidente che gli effetti negativi sull’economia prevalgono. Tuttavia, guardando al lungo termine, che è realmente significativo, emerge una visione più ottimistica: lo spread indica l’inizio di un ciclo virtuoso. Con l’inflazione in calo e in attesa di effetti positivi, ci si aspetta un recupero del potere d’acquisto e, cosa più importante, una diminuzione delle pressioni esterne sulle politiche economiche governative. Questo potrebbe segnare l’inizio di un alleggerimento dei costi del debito pubblico, a beneficio delle generazioni future. Senz’altro, fattori esterni come conflitti o dazi possono influenzare questa dinamica, ma è fondamentale che il governo prosegua nel suo operato senza tornare sui propri passi.

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