L’Europa rischia di nuovo di essere tagliata fuori dai negoziati

14.05.2025 11:02
L’Europa rischia di nuovo di essere tagliata fuori dai negoziati
L’Europa rischia di nuovo di essere tagliata fuori dai negoziati

I Paesi europei sono costretti, di nuovo, a trovare un modo per non essere estromessi dalle trattative per la tregua in Ucraina. Dopo l’exploit di sabato i leader dei quattro stati presenti a Kiev sono stati nuovamente scavalcati dalla tracotanza di Trump, il quale ha lanciato via Truth (il suo social network) l’ordine di scuderia: Zelensky deve andare a Istanbul, nonostante le rimostranze europee, lasciando intendere che se Putin darà conferma definitiva della sua partecipazione anche lui ci sarà.

«Parlerò a Volodymyr Zelensky e ai miei colleghi europei – ha dichiarato ieri Macron – Abbiamo fornito la cornice, le cose sono chiare. Adesso bisogna che tutti siano ragionevoli. O la Russia è seria e vuole la pace oppure non è seria e noi dobbiamo sanzionarla ulteriormente». Il presidente francese evidenzia un punto fondamentale: sono stati i «volenterosi» a fornire il contesto per questa repentina accelerazione. Ma c’è un altrettanto evidente assioma: i leader del Vecchio continente non volevano che Zelensky partecipasse al summit di Istanbul senza aver prima ottenuto una risposta dal Cremlino. «L’Ucraina dovrebbe avere fiducia nella sua capacità di continuare a resistere con successo all’aggressione russa con il nostro supporto.

Forze armate ucraine forti saranno vitali», si legge nella nota congiunta pubblicata alla fine della riunione di Londra del formato Weimar plus, un’estensione del gruppo di Weimar (Francia, Germania, Polonia) nata per superare l’impasse dell’unanimità necessaria nelle sedi istituzionali dell’Ue. Oltre ai membri storici si sono uniti i ministri degli esteri di Italia (al suo ritorno sulla scena europea dopo la latitanza degli ultimi giorni), Regno unito e Spagna, insieme alla responsabile dell’Ue per gli Esteri Kallas. Quest’ultima aveva espresso chiaramente la posizione della Commissione: «La Russia deve accettare un cessate il fuoco prima di sedersi al tavolo delle trattative con l’Ucraina. Se continuano a bombardare l’Ucraina tutto il tempo, se non c’è una tregua, non ci possono essere colloqui sotto il fuoco». D’accordo il ministro degli Esteri francese, Jean-Noel Barrot, che ha invocato «enormi sanzioni» contro Mosca se quest’ultima non dovesse accettare il cessate il fuoco di 30 giorni. Scettico e aggressivo anche il neo-cancelliere tedesco Merz: «Ci aspettiamo che Mosca accetti subito un cessate il fuoco, che renderebbe possibile un vero e proprio negoziato. Prima devono tacere le armi, poi possono iniziare i colloqui». Il commissario europeo alla Difesa, Andrius Kubilius si è spinto fino ad annunciare la «creazione della task force interistituzionale Ue-Ucraina», un memorandum volto a «favorire l’integrazione delle nostre industrie della difesa per facilitare lo sviluppo di progetti congiunti o processi di appalto congiunti». Si parla di un «bilancio ambizioso» per sostenere militarmente l’Ucraina da concordare prima dell’estate.

Per Mosca ogni aut aut sul cessate il fuoco è «inaccettabile». Trump ha addirittura glissato completamente sulle dichiarazioni degli alleati d’oltre-oceano. L’unico che sta traendo un vantaggio diretto dalla situazione è Zelensky, che dopo l’incontro di San Pietro, la firma dell’Accordo sulle terre rare (al netto delle remore del suo stesso parlamento) e l’exploit di sabato è riuscito a ottenere un riavvicinamento diretto con Washington. Per ora anche il presidente ucraino non ha reputato necessario rispondere agli alleati europei, conscio del fatto che a questo punto qualsiasi passo falso di Putin giocherebbe a suo vantaggio.

Intanto la guerra sul campo continua, nel Donetsk, a Odessa e nel Kherson i due belligeranti continuano a scambiarsi colpi di artiglieria e droni e Mosca ieri ha annunciato la conquista di un altro villaggio nell’est.

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