Meloni indagata con i suoi ministri: le accuse, cosa rischia e chi decide adesso

29.01.2025
Meloni indagata con i suoi ministri: le accuse, cosa rischia e chi decide adesso
Meloni indagata con i suoi ministri: le accuse, cosa rischia e chi decide adesso

La premier risponde per la scarcerazione e il rimpatrio del generale libico Almasri, accusato di crimini contro l’umanità. Quali sono i reati ipotizzati e cosa succede in concreto da oggi

Prima della stampa, prima delle indiscrezioni e del ricorrersi di voci è arrivata lei stessa: la presidente del Consiglio Giorgia Meloni appare in un video e annuncia di essere indagata per favoreggiamento e peculato. Il caso è quello del caso del comandante libico Almasri: arrestato perché accusato di crimini contro l’umanità e poi rilasciato e riportato in Libia con aereo di Stato. Oltre a Meloni, hanno ricevuto la notizia di iscrizione nel registro degli indagati anche i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano. 

La firma sul provvedimento è quella del procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi. L’inchiesta è stata aperta dopo la denuncia fatta due giorni dopo la scarcerazione e l’espulsione di Almasri dal penalista Luigi Li Gotti. Chiede agli inquirenti di “svolgere indagini sulle decisioni adottate e favoreggiatrici di Almasri, nonché sulla decisione di utilizzare un aereo di Stato per prelevare il catturato (e liberato) a Torino e condurlo in Libia”.

Vediamo quali sono le accuse, cosa succede da un punto di vista pratico e chi decide.

Le tappe del caso Almasri

Almasri è stato arrestato il 19 gennaio scorso a Torino perché su di lui pendeva un mandato dell’Interpol su richiesta dell’Aia. La procura ha inviato una prima informativa al ministero della Giustizia, seguita da quella della procura generale di Roma il giorno successivo. Il 21 gennaio, trascorse le 48 ore consentite dalla legge per trattenere il ricercato, e in mancanza di una risposta del ministero, Almasri è stato rilasciato ma contestualmente espulso per i motivi indicati da Piantedosi (“rimpatriato perché pericoloso”). Il governo ha scelto la via del rimpatrio immediato: l’alternativa sarebbe stata emettere nei suoi confronti una misura cautelare in attesa di ulteriori passi nei suoi confronti.

Perché Meloni è indagata, quali sono le accuse

La prima accusa contro Meloni è di favoreggiamento personale. Ovvero di avere aiutato Almasri a evitare le indagini. È previsto dall’articolo 378 del Codice penale: “Chiunque, dopo che fu commesso un delitto per il quale la legge stabilisce l’ergastolo o la reclusione (…) aiuta taluno a eludere le investigazioni dell’Autorità, comprese quelle svolte da organi della Corte penale internazionale, o a sottrarsi alle ricerche effettuate dai medesimi soggetti, è punito con la reclusione fino a quattro anni”.

La seconda accusa contro la premier Meloni è peculato. L’articolo del codice penale è il 314. Si tratta di un illecito che riguarda in particolare i pubblici ufficiali o gli incaricati di pubblico servizio. Se uno di loro, “avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni e sei mesi”.  Nel caso specifico il riferimento è al fatto che Almasri sia stato rimpatriato con un volo di Stato.   

L’Associazione nazionale magistrati: “Atto dovuto”

Di “atto dovuto” parla l’Associazione nazionale dei magistrati. In una nota diffusa “al fine di fare chiarezza” si parla di un “totale fraintendimento da parte di numerosi esponenti politici dell’attività svolta dalla procura di Roma”. L’Anm precisa che la Procura di Roma “non ha emesso, come è stato detto da più parti impropriamente, un avviso di garanzia nei confronti della presidente Meloni e dei ministri Nordio e Piantedosi ma una comunicazione di iscrizione che è in sé un atto dovuto perché previsto dall’articolo 6 comma 1 della legge costituzionale n. 1/89. La disposizione impone al procuratore della Repubblica, ricevuta la denuncia nei confronti di un ministro, e omessa ogni indagine, di trasmettere, entro il termine di quindici giorni, gli atti al tribunale dei ministri, dandone immediata comunicazione ai soggetti interessati affinché questi possano presentare memorie al collegio o chiedere di essere ascoltati. Si tratta, dunque, di un atto dovuto”. 

Meloni indagata, chi decide sulle accuse alla premier

Adesso il caso sarà valutato dal tribunale dei ministri. Si tratta di una sezione specializzata del tribunale ordinario competente per i reati commessi dal presidente del Consiglio e dai ministri nell’esercizio delle loro funzioni.

Abbiamo detto che la Procura di Roma si è attivata dopo avere ricevuto la denuncia. Due erano le strade: fare una prima valutazione informale e preliminare e inviare il fascicolo al tribunale dei ministri chiedendo contestualmente l’archiviazione oppure inviare gli atti direttamente. Si è scelta questa strada. Spetta quindi al tribunale dei ministri valutare la situazione e ha  90 giorni per farlo. Può svolgere indagini, ascoltare le persone coinvolte e affidare anche deleghe agli investigatori per effettuare una serie di accertamenti. Ci sono poi due opzioni: avanzare richiesta di archiviazione – e non sarebbe impugnabile – o inviare tutto alla procura perché chieda alle Camere l’autorizzazione a procedere. La Camera competente può negare, a maggioranza assoluta, l’autorizzazione se ritiene che la persona soggetta a indagine abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico. Se invece concede l’autorizzazione a procedere, il giudizio di primo grado spetta al tribunale ordinario del capoluogo del distretto di corte d’appello competente per territorio. 

Meloni indagata con Nordio, Piantedosi e Mantovano: le prime conseguenze

La prima e immediata conseguenza dell’indagine su Meloni e suoi ministri è che Nordio e Piantedosi oggi non si presenteranno alle Camere, dove erano attesi proprio per riferire sul caso Almasri. Fonti di governo hanno fatto sapere che l’informativa “per il momento salta”. Non è da escludere che quando sarà riprogramnata in aula ci sia direttamente Meloni. Pare che la stessa Meloni stia valutando questa mossa.

Un’altra conseguenza potrebbe riguardare il caso Santanchè. La valutazione sul ministro del Turismo e le possibili dimissioni potrebbero essere “congelate” vista la situazione che si è creata.

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