Trump vuole mettere le mani sulle terre rare della Groenlandia

09.01.2025
Trump vuole mettere le mani sulle terre rare della Groenlandia
Trump vuole mettere le mani sulle terre rare della Groenlandia

L’isola artica fa gola per la presenza di materie prime, che si ritiene ammontino a 1,5 milioni di tonnellate. Il sottosuolo, soprattutto nell’area meridionale dell’isola, nasconde un’incredibile varietà di risorse minerarie tra cui oro, zinco, piombo, rame, nichel e cobalto, ma soprattutto terre rare e uranio

Il territorio della Groenlandia è per l’80 per cento coperto da ghiacci. Lo si nota osservando la cartina di quel territorio autonomo della Danimarca su cui ora il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, vuole mettere le mani per “la sicurezza nazionale e la libertà nel mondo”.

Trump minaccia di voler “acquistare” la Groenlandia 

Durante la conferenza stampa a Mar-a-Lago, la prima da quando ha ricevuto l’ufficialità dal Congresso, non ha rifiutato di escludere l’uso della forza per annettere la Groenlandia, suscitando stupore in questo territorio e a Copenaghen così come in altre capitali europee. Parigi e Berlino, preoccupate per la sovranità comune europea e non solo per quella nazionale, hanno criticato le mire espansionistiche di Trump. Il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot è stato categorico: “La Groenlandia è un territorio dell’Unione europea”, mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ricordato che “Il principio dell’inviolabilità delle frontiere vale per ogni Paese”. La Danimarca è tuttavia “aperta al dialogo” per “garantire che le ambizioni americane” nell’Artico “siano soddisfatte” in un momento in cui le rivalità con la Cina e la Russia nella regione sono in aumento, ha dichiarato mercoledì il ministro degli Esteri, Lars Lokke Rasmussen. Per l’uscente amministrazione americana di Biden, l’annessione della Groenlandia “non si realizzerà”.Groenlandia, la più grande isola al mondo

Il muro sollevato dagli europei e dagli stessi americani dovrà reggere il forte impulso delle mire espansionistiche di Trump, che da anni dice di voler “acquistare” quel territorio ricco di moltissime materie prime come i cosiddetti “metalli rari”. Dalle turbine eoliche alle auto elettriche e all’elettronica di consumo: molte delle tecnologie avanzate odierne si basano proprio su queste materie prime. L’accesso alle risorse minerarie della Groenlandia è quindi considerato cruciale dagli americani (e non solo), che nel 2019 hanno firmato un memorandum sulla cooperazione in questo settore. Solo quattro anni dopo sono arrivati gli europei, che hanno siglato un accordo di collaborazione. Anche la Cina ha espresso interesse per un accordo simile, ma le attuali tensioni geopolitiche la pongono in una posizione di svantaggio.

Un’isola ricca di materie prime e terre rare (non estratte)

La Groenlandia fa quindi gola per la presenza di materie prime, che si ritiene ammontino a 1,5 milioni di tonnellate. Il suo sottosuolo, soprattutto nell’area meridionale dell’isola, nasconde infatti un’incredibile varietà di risorse minerarie tra cui oro, zinco, piombo, rame, nichel e cobalto, ma soprattutto terre rare e uranio. La grossa presenza di questi materiali preziosi ha attirato l’attenzione delle grandi multinazionali del settore perché, stando a quanto evidenziato da un rapporto del Centro comune di ricerca della Commissione europea, il territorio rappresenta quasi il 20 per cento delle riserve disponibili e quasi il 10 per cento delle risorse globali complessive. L’Ue, che necessita di diversificare le sue fonti di approvvigionamento dalle importazioni dalla Cina (leader globale nella produzione e fornitura di terre rare), ha identificato 25 dei 34 minerali presenti nel suo elenco ufficiale di materie prime essenziali, tra cui le terre rare. 

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