Passo indietro di Sanchez sui dazi ai veicoli elettrici dopo che Pechino ha colpito le importazioni spagnole. Il primo ministro ne approfitta per stipulare accordi sull’idrogeno con Xi Jinping
Un passo indietro da parte dell’Ue in materia di dazi sulle auto elettriche cinesi. Questa la richiesta del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez avanzata nel corso del vertice tra Spagna e Cina in corso a Shanghai. Indirizzandosi sia agli Stati membri che alla Commissione europea, il leader socialista ha auspicato di “riconsiderare” il piano sull’imposizione di dazi aggiuntivi fino al 36,3% alle importazioni di veicoli elettrici cinesi. La strategia di Pechino di colpire le importazioni cinesi nel settore della carne e in quello lattiero-caseario inizia a produrre i suoi effetti e potrebbe far scricchiolare il piano di Bruxelles volto a proteggere un’industria automobilistica europea che si trova ormai in una situazione “allarmante”, come ammesso dalla stessa Volkswagen.
La ritorsione della Cina contro la carne di maiale spagnola
Il messaggio di Pedro Sanchez arriva dopo la ritorsione messa in atto da Pechino quando ha avviato immediatamente un’indagine antidumping sulle importazioni di carne suina e prodotti a base di carne di maiale, di cui la Spagna è il maggiore esportatore europeo verso la Cina. Con oltre 560mila tonnellate esportate lo scorso anno, il valore totale degli scambi è stato di 1,2 miliardi di euro, in base ai dati diffusi da Interporc, l’organizzazione professionale del settore.
La mossa di Pechino ha sortito i suoi effetti viste le diffuse preoccupazioni del settore. Sanchez ha provato quindi a rassicurare gli interlocutori cinesi inviando un messaggio. “Come ho detto prima, non abbiamo bisogno di un’altra guerra, una guerra commerciale in questo caso”, ha chiarito il primo ministro. Ha anche annunciando di aver espresso al presidente cinese Xi Jinping la sua “sorpresa” per la scelta del settore della carne suina come risposta di Pechino.
I dazi per proteggere il settore automotive europeo
La decisione di imporre una sovrattassa per cinque anni sulle auto elettriche provenienti dalla Cina è stata annunciata da Bruxelles il 20 agosto. Misure apposite sono previste per i veicoli prodotti da aziende non cinesi, ma che hanno la loro base nel Paese di Xi Jinping, come ad esempio le auto del produttore americano Tesla che ha uno stabilimento a Shanghai. Oltre all’imposta del 10% già in vigore, l’esecutivo Ue aggiungerà una sovrattassa, che potrebbe arrivare fino al 36%, al fine di “punire” le importazioni di veicoli elettrici cinesi.
In base al piano, i dazi doganali entreranno in vigore entro la fine di ottobre e andranno avanti per cinque anni. La proposta dovrà però essere approvata dai governi dei 27 Stati membri. I capi di Stato dell’Ue saranno presto chiamati al voto, ma ci sono profonde divisioni sull’argomento. Se i dazi venissero approvati, andranno a sostituire le tasse provvisorie decise all’inizio di luglio, che secondo la Commissione saliranno al 38%.
La lenta agonia delle auto europee
Quella dell’esecutivo Ue è una strategia in extremis, volta a salvaguardare un’industria automobilista europea agonizzante, che fatica nella transizione dai motori a combustione all’elettrico e si sente pressata dalla concorrenza delle aziende cinesi, queste ultime in grado di produrre a vendere i loro modelli a prezzi ben più competitivi. Mentre Pechino ha investito speditamente sulle batterie, le aziende dell’automotive europee faticano a liberarsi dei motori a benzina e diesel, l’ambito in cui sono stati leader per decenni.
Tramite queste sovrattasse Bruxelles spera di proteggere un settore che impiega 14,6 milioni di lavoratori in Europa. Quella dei dazi sui veicoli elettrici rientra in una più vasta gamma di tensioni commerciali tra i Paesi occidentali e la Cina, accusata di distruggere la concorrenza in vari settori: dalle turbine eoliche ai pannelli solari fino all’abbigliamento. D’altra parte però il Paese asiatico rimane il principale partner economico dell’Ue dopo gli Stati Uniti ed entrare in un conflitto aperto risulterebbe molto rischioso.
Gli affari della Spagna con la Cina
Sanchez ha assicurato che la Spagna intende essere “costruttiva” nei rapporti con Pechino e che si impegnerà per trovare un “compromesso tra Cina e Unione europea”. Il primo ministro spagnolo punta a rafforzare i suoi rapporti con la super-potenza cinese. Alcuni risultati li ha già ottenuti nel corso della visita a Shanghai. Il 10 settembre il governo di Madrid ha dichiarato di aver firmato un accordo con la cinese Envision Group. Come segnalato da Reuters, l’azienda sarà impegnata a costruire un impianto da 1 miliardo di dollari per la produzione di macchinari utilizzati per la produzione di idrogeno verde.
In base al memorandum d’intesa stipulato, Envision inizierà a costruire la fabbrica che produrrà elettrolizzatori (i macchinari che separano l’idrogeno dall’acqua) entro giugno 2026. La società cinese ha affermato che finanzierà il progetto con partner privati in una sede in Spagna, la cui destinazione deve ancora essere annunciata.