Le tedesche saranno le più colpite, essendo le più esportate negli Stati Uniti, ma un duro colpo arriverà anche per quelle italiane e, in misura minore, per le francesi e spagnole
Donald Trump tira dritto con la sua strategia di imbarcarsi in una guerra commerciale praticamente con il mondo intero. Il presidente degli Stati Uniti ha firmato un ordine esecutivo per l’applicazione di un dazio del 25 per cento sulle importazioni di auto, un dazio che colpirà duro i produttori europei, principalmente quelli tedeschi ma anche quelli italiani. La Casa Bianca ha dichiarato che la tariffa si applicherà non solo alle auto completamente assemblate, ma anche alle parti fondamentali dell’automobile, tra cui motori, trasmissioni, parti del gruppo propulsore e componenti elettrici. L’elenco potrebbe ampliarsi nel tempo per includere altre parti.
“Gliela faremo pagare”
“Faremo pagare i Paesi per aver fatto affari nel nostro Paese e per aver preso i nostri posti di lavoro, per aver preso la nostra ricchezza, per aver preso un sacco di cose che hanno preso nel corso degli anni”, ha detto Trump.
Le nuove tariffe entreranno in vigore il 2 aprile, lo stesso giorno in cui il presidente Usa ha promesso una più ampia gamma di cosiddette tariffe reciproche. “È il vero giorno della liberazione dell’America”, ha detto, per poi minacciare di imporre misure “molto più ampie di quelle attualmente previste” se l’Unione europea collaborerà con il Canada contro gli Stati Uniti.
L’industria automobilistica europea nel mirino
Nel 2024 gli Stati Uniti hanno importato prodotti automobilistici per un valore di 474 miliardi di dollari, tra cui autovetture per un valore di 220 miliardi. Messico, Giappone, Corea del Sud, Canada e Germania sono stati i maggiori fornitori. La Germania ha esportato quasi 450mila vetture, per un valore di circa 24 miliardi.
Il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck ha chiesto all’Ue una “reazione ferma”. “Deve essere chiaro che non ci arrenderemo agli Stati Uniti. Dobbiamo dimostrare forza e fiducia in noi stessi”, ha dichiarato Habeck, denunciando i dazi come “una cattiva notizia per i produttori di auto tedeschi, per l’economia tedesca, per l’Ue, ma anche per gli Stati Uniti”.
La cattiva notizia è stata un duro colpo per i produttori tedeschi, che però sapevano che l’eventualità era nell’aria. Volkswagen, il primo produttore di auto in Europa, è nel mirino poiché il 43 per cento delle sue vendite negli Stati Uniti proviene dal Messico, secondo le stime di S&P Global Mobility. Per questo, dall’inizio del mese aveva annunciato di essere già al lavoro su piani di riserva per affrontare i dazi statunitensi, e anche la Bmw stava già studiando strategie per assorbirne i costi.

L’Associazione tedesca dell’industria automobilistica (Vda) ha affermato che i dazi rappresenterebbero un onere considerevole sia per le aziende che per le catene di fornitura globali. “Le conseguenze colpiranno la crescita e la prosperità da tutte le parti”, ha dichiarato la presidente della Vda Hildegard Muller. Secondo la Vda, l’86 per cento delle piccole e medie imprese del settore automobilistico in Germania si aspetta di essere colpito dai dazi.
Un settore vulnerabile ai dazi di Trump
Secondo uno studio di Oxford Economics, nel 2023 le case automobilistiche europee hanno esportato veicoli e componenti negli Usa per un valore di 56 miliardi di euro, pari al 20 per cento del valore totale delle esportazioni automobilistiche dell’Ue. Ciò rende gli Stati Uniti la prima destinazione di esportazione per le automobili prodotte in Europa, rendendo l’industria altamente vulnerabile ai dazi di Trump.
Si tratta di un problema non da poco, visto che il settore automobilistico del blocco, già in crisi, sostiene 13,8 milioni di posti di lavoro, anche nelle catene di fornitura dirette e strettamente collegate. Qualsiasi interruzione di questa industria chiave avrebbe implicazioni significative per l’economia europea in generale.
Italia e Germania le più colpite
I dazi del 25 per cento, che si sommano a quelli già esistenti del 2,5, faranno aumentare il costo delle auto europee sul mercato statunitense, rendendole meno competitive e provocando una contrazione delle esportazioni. Secondo lo studio, le industrie automobilistiche tedesche e italiane sono le più esposte a questa mossa tariffaria.
Le stime indicano che le esportazioni automobilistiche tedesche e italiane potrebbero diminuire rispettivamente del 7,1 e del 6,6 per cento. Per le esportazioni spagnole e francesi, invece, Oxford Economics prevede un calo minore, pari al 2,4 e al 2,3 per cento. Queste disparità evidenziano l’impatto disomogeneo sull’industria automobilistica europea, con le imprese tedesche e italiane particolarmente vulnerabili a causa della loro maggiore dipendenza dal mercato statunitense.

Il 24 per cento delle esportazioni automobilistiche extra-Ue della Germania e il 30 per cento di quelle italiane sono destinate agli Stati Uniti, rispetto ad appena il 6 e il 5 per cento delle loro controparti spagnole e francesi.
Va sottolineato che questo studio è stato fatto a fine gennaio, su uno scenario di dazi solo contro l’Europa e non il resto del mondo. Le percentuali della previsione potrebbero quindi variare leggermente, ma non in maniera significativa.
La linea morbida non sembra funzionare
La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si è detta “profondamente rammaricata” per la decisione di Trump, sostenendo che “l’Ue continuerà a cercare soluzioni negoziate, salvaguardando i propri interessi economici”.
Ma l’annuncio di Trump è arrivato proprio mentre a Washington si era recato il commissario al Commercio, Maros Sefcovic, insieme al capo di gabinetto di von der Leyen, Björn Seibert. Non esattamente un segnale che Washington sembri disposta a cercare un compromesso.