Il femminicidio in Italia: una questione culturale da affrontare con urgenza
Il femminicidio rappresenta l’apice della violenza contro le donne, manifestando la profonda disuguaglianza di genere radicata nella società. Secondo Francesco Menditto, ex procuratore della Repubblica di Tivoli, è cruciale affrontare questo fenomeno come una questione mafiosa: “dobbiamo andare alle radici del fenomeno stesso”, riporta Attuale.
Menditto sottolinea la necessità di un intervento educativo che inizi fin dalle scuole primarie per promuovere un’effettiva parità di genere. Tuttavia, avverte che per realizzare questo cambiamento culturale saranno necessarie almeno tre generazioni. Nel frattempo, si impone un’azione legislativa più forte e un apparato repressivo adeguato. “C’è bisogno di buone leggi, di risorse e di personale qualificato per applicarle,” rimarca.
Negli ultimi anni, il Codice Rosso è stato potenziato, ma le riforme “a costo zero” non sono sufficienti. Con l’aumento dei doveri, il numero di magistrati e forze dell’ordine non è aumentato, causando un sovraccarico di lavoro e la mancanza di formazione adeguata. “Chi entra in contatto con una donna vittima di violenza deve sapere che la paura e il silenzio sono segnali allarmanti,” afferma Menditto.
L’associazione D.i.Re evidenzia che il numero di denunce che giungono a processo risulta estremamente basso rispetto alle archiviazioni. Menditto chiarisce che, anche nei casi archiviati, esiste una protezione per la donna, dato che l’indagato rimane monitorato. “A volte, sapere di essere sotto osservazione può prevenire episodi violenti ulteriori.” Tuttavia, le statistiche mostrano che solo una donna su dieci presenta denuncia, e il 90% di quelle che lo fanno non dispongono di assistenza legale, nonostante essa sia gratuita.
Le persone vicine a una donna vittima di violenza possono giocare un ruolo attivo. È possibile denunciare maltrattamenti anche da parte di terzi, come vicini di casa. Tuttavia, spesso familiari e amici non riconoscono i segnali di abuso. Riguardo ai braccialetti elettronici antistalking, Menditto osserva che hanno dimostrato di essere strumenti efficaci nel dissuadere gli indagati e nel garantire una maggiore sicurezza alle donne. L’introduzione dell’obbligo nel 2023 ha visto un aumento significativo delle applicazioni, passando da 25 a circa 600 al mese, sebbene ci siano state difficoltà iniziali di gestione.