Il premier cinese Li Qiang ha spiegato che intende procedere con la riunificazione con Taiwan, opponendosi alle “interferenze” esterne
“Siamo pronti a combattere fino alla fine”. Che si tratti di “una guerra tariffaria, commerciale o di qualsiasi altro tipo di guerra”. La Cina non ci sta e risponde a muso duro agli Stati Uniti, all’amministrazione Trump che ha raddoppiato al 20% le nuove tariffe sui prodotti provenienti dall’Estremo oriente. Il messaggio indirizzato a Donald Trump è contenuto in un tweet dell’account X dell’ambasciata cinese con sede negli Stati Uniti.

Il concetto è stato ribadito anche dal portavoce del ministro degli Esteri cinese Lin Jian durante una conferenza stampa: se gli americani insisteranno “nel danneggiare gli interessi della Cina”, Pechino “risponderà di conseguenza”. Gli Stati Uniti accusano la Cina, insieme a Canada e Messico, di non fermare l’afflusso di fentanyl, l’oppioide considerato causa di una vera e propria epidemia nel paese a stelle e strisce.
Pechino aumenta la spesa della difesa
La Cina ha annunciato che aumenterà la spesa per la difesa del 7,2 per cento nel 2025, come lo scorso anno. Oggi, mercoledì 5 marzo, è iniziata la sessione annuale del suo organo legislativo, il Congresso nazionale del popolo, nell’ambito delle “due sessioni”. La Cina ha il secondo budget militare più grande al mondo, ma resta molto lontana dalla spesa per la difesa degli Stati Uniti, il principale avversario strategico. Il budget della difesa di Pechino, pari a 1.780 miliardi di yuan (232,2 miliardi di euro) per quest’anno, è ancora minore di un terzo rispetto a quello americano. Il presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jiping mira a completare la modernizzazione militare del paese entro il 2035, con l’esercito che svilupperà nuovi missili, navi, sottomarini e tecnologie di sorveglianza. Allo stesso tempo, secondo i rapporti ufficiali, l’esercito sta cercando di migliorare la prontezza al combattimento attraverso addestramenti ed esercitazioni più rigorose, molte delle quali coinvolgono scenari possibili su Taiwan. L’aumento del budget militare arriva nonostante i numerosi scandali di corruzione che hanno colpito l’Esercito popolare di liberazione (Pla).
“Avanti su Taiwan”
Ed è sulla piccola isola insulare che Pechino non intende retrocedere. Nella sua relazione di apertura della seduta annuale del Congresso nazionale del popolo il premier cinese Li Qiang ha spiegato che intende procedere con la riunificazione con Taiwan, opponendosi alle “interferenze” esterne: “Faremo avanzare con decisione la causa della riunificazione della Cina e lavoreremo con i nostri connazionali cinesi a Taiwan per realizzare la gloriosa causa del ringiovanimento della nazione cinese”.