Le aziende hanno più difficoltà a trovare i lavoratori adatti alle mansioni offerte. Ecco le posizioni offerte e i profili ricercati
Non di rado capita che gli incaricati delle risorse umane di un’azienda ricevano curriculum vitae con profili pieni di “skills” – come chiamano in quei contesti le “competenze” – sbagliate. Sbagliate non per le competenze in sé ma perché non rispondono ai bisogni della società che assume. Questo fenomeno, che potrebbe sembrare marginale, in realtà lo è sempre meno. Lo chiamano mismatch anche in Italia dove effettivamente non esiste una parola italiana per tradurre quella inglese. È la mancata corrispondenza della domanda di lavoro delle imprese con l’offerta proposta da parte dei lavoratori. La morte del mercato del lavoro insomma. A meno che aziende e istituzioni non prendano le misure della problematica e mettano in atto politiche di formazione nuove adatte per contenerla.
Il mismatch nelle aziende bresciane
Un recente documento del Centro Studi di Confindustria Brescia rivela che la questione va tenuta seriamente sotto controllo per evitare che da semplice “ostacolo” si trasformi in “problema”. Allo studio, riferito alle prime settimane del 2024, hanno partecipato 284 aziende manifatturiere. Che complessivamente fanno lavorare 28mila persone, con un volume d’affari di 17,4 miliardi di euro. Una gran parte delle realtà coinvolte nell’indagine appartiene alla categoria delle pmi (piccole medie imprese) metalmeccaniche.
Ebbene, il 90 per cento delle aziende interpellate ha riscontrato difficoltà al momento di assumere nuovo personale. Un numero elevatissimo, tanto da indurre Confindustria a parlare di “vera e propria emergenza strutturale” del sistema economico. Ci sono categorie professionali dove oltre alla mancanza di personale, c’è un’enorme distanza tra quello che l’azienda spera e quello che il candidato offre a livello qualitativo.
Dossier ha verificato quanto sia percettibile il fenomeno dando un’occhiata nei siti aziendali di alcune importanti società bresciane. In tutte – alla data di pubblicazione dell’articolo – c’è almeno una posizione lavorativa aperta ma solitamente sono molte di più. Gli stipendi proposti in media sono anche superiori a quelli dei contratti nazionali, e alcune posizioni d’ingresso arrivano a 2.500 euro al mese.